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L’interesse per Bernardo di Chiaravalle
Bernardo di Chiaravalle, noto anche come ‘doctor mellifluus’, è un personaggio storico la cui avventura umana ha lasciato una significativa eredità nel mondo moderno; non sorprende, di conseguenza, che la sua vita sia stata indagata con estrema attenzione da parte degli storici. In realtà, il solo elemento certo sembra essere la data della sua morte, avvenuta il 20 agosto del 1153, mentre gli altri aspetti della sua vita hanno suscitato un vivo dibattito.
Per questo motivo, le date che verranno indicate in questo articolo devono essere intese come relative e non assolute; si nota, in realtà, che a partire dal tempo in cui Bernardo è in vita, sia i suoi detrattori che i suoi ammiratori hanno cercato di cogliere gli elementi essenziali del suo carisma e della sua influenza. La prima biografia, in effetti, è stata completata dall’amico del santo di Chiaravalle, Guglielmo di Saint Thierry, a cui si deve il primo capitolo dell’opera nota come ‘Vita Prima’, composto, probabilmente, attorno al 1148, cinque anni prima che Bernardo morisse.
Il secondo capitolo di quella che diventerà la Vita Prima, poi, proviene da Ernaldo di Bonneval, un abate benedettino di un monastero presso Chartres, che tratta del coinvolgimento di Bernardo nello scisma tra Innocenzo II ed Anacleto II. I rimanenti tre capitoli di questa opera, da ultimo, sono stati composti da Goffredo di Auxerre, un accademico parigino che divenne monaco a Clairvaux dopo aver ascoltato le parole del santo di Chiaravalle.
Ovviamente, esistono diversi studi condotti in epoca moderna sulla Vita Prima, ma si usa ancora, prevalentemente, l’edizione del Mabillon, ristampata dal Migne nel 1855. In realtà, le informazioni critiche sulla vita di Bernardo si devono al monaco benedettino Jean Leclercq, che si è messo alla ricerca dei manoscritti agiografici sulla vita di Bernardo. In questo modo, è stato possibile comprendere con una certa precisione quali fossero le opere da attribuire a Bernardo da Chiaravalle.
Gli scritti di quest’ultimo, in realtà, non sono moltissimi, a differenza di altri teologi, quali Duns Scoto e Tommaso d’Aquino. Le opere dell’abate di Clairvaux, tuttavia, sono costituite da diversi strati, e penetrane i diversi significati non risulta sempre agevole; esemplari, da questo punto di vista, risultano i Sermoni sul Cantico dei Cantici, la cui comprensione richiede una lettura attenta e meditativa.
Prima di affrontare la vita di Bernardo nel dettaglio, appare opportuno premettere che la scansione temporale presentata dagli storici è artificiale, ma consente di comprendere la traiettoria umana del santo di Chiaravalle. Per questa ragione, la biografia critica che viene presentata di seguito si articola in diversi momenti. Il primo di essi è rappresentato dalle origini e dalla giovinezza (1090/91-1112), a cui segue la conversione monastica (1113-1115), l’elezione ad abate (1115-1120), l’assunzione dei primi ruoli pubblici (1121-1125), i primi impegni esterni all’ordine monastico (1128-1129), il ruolo rispetto allo scisma pontificio (1130-1138), la ricerca dell’ortodossia (1139-1142), il ruolo di diplomatico, crociato e missionario (1143-1149), e, infine, gli ultimi anni della sua vita (1150-1153).
La vita: i primi quarant’anni di Bernardo
L’anno di nascita del santo di Chiaravalle viene solitamente indicata nel 1090, ma alcuni storici hanno paventato la possibilità che i natali siano avvenuti un anno più tardi. In effetti, l’attenzione viene concentrata sulla data della morte, che, nel pensiero medievale, segna l’entrata in paradiso; ad ogni modo, la madre, Aletta di Montbard, appartiene ad una potente e nobile famiglia della Borgogna. Il padre, Tescelino, vanta delle proprietà presso Châtillon sur Seine, dove il figlio verrà istruito, ed è anche signore del castello di Fontaines, che nel XI secolo si trova in Borgogna.
Emerge, dall’inizio della vita del futuro abate, l’interesse per la conoscenza, alimentato dall’atteggiamento della madre; la famiglia, ad ogni modo, è composta da Guido, Gerardo, Bernardo, Andrea, Bartolomeo e Nirvardo, mentre l’unica bambina è Ombelina. Secondo la leggenda, la madre avrebbe avuto una visione nel corso della gravidanza di Bernardo, e questo racconto sembra fornire delle interessanti indicazioni sul modo di ricordare l’abate di Chiaravalle da parte dei successori. Il culto di Bernardo, effettivamente, deve essere considerato parte integrante della sua storia personale, al pari di quella dell’ordine cistercense. Non sorprende, di conseguenza, che molti racconti corrispondano a schemi consolidati, e concorrano a formare l’immagine del santo di Chiaravalle.
La madre Aletta decide che Guido e Berardo, i fratelli maggiori, diventino dei soldati, mentre per il terzogenito, Bernardo, viene scelta la carriera ecclesiastica. Per questa ragione, all’età di circa 7 o 8 anni viene affidato ai canonici di Saint Vorles, presso i quali egli apprende gli elementi fondamentali della prosa latina. La madre muore quando Bernardo è un adolescente, verso il 1107, e, negli anni immediatamente successivi, il futuro abate decide di frequentare amicizie ‘pericolose’. Le frequentazioni di Bernardo, tuttavia, sembrano limitarsi agli uomini, mentre le uniche donne a cui dona affetto sarebbero la madre e la Vergine Maria.
Attorno al 1113 viene posta la chiamata alla vita monastica, legata all’esperienza ancora in fieri di Cîteaux, che fino al 1119 viene conosciuto come ‘Novum Monasterium’, ovvero ‘Nuovo Monastero’. Si tratta di un esperimento monastico che inizialmente attrae pochi candidati, a causa dell’estrema povertà ed austerità della vita che viene condotta dai monaci. Verso il 1113, Bernardo sarebbe entrato proprio nel Novum Monasterium, insieme ad alcuni amici, e queste nuove reclute permettono all’abate Stefano Harding di fondare, l’anno successivo, un nuovo monastero a La Ferté. Probabilmente gli agiografi del santo hanno esagerato l’impatto avuto da Bernardo, ma non è possibile negare che la sua conversione monastica ha avuto un impatto significativo sulle sorti del ‘Nuovo Monastero’.
La decisione di condurre vita monastica viene determinata da diversi fattori, tra i quali emerge il ricordo della madre, che lo convince di non essere adatto ad una carriera tra il clero secolare. I primi anni passati in clausura sono decisamente duri per Bernardo, secondo quanto riferisce l’amico, Guglielmo di S. Thierry. Il futuro abate viene presentato dalle fonti coeve, tuttavia, come un novizio ideale, capace di superare le limitazioni del corpo fisico mediante la preghiera ed il costante ricorso a Dio.
Nel 1115 l’abate Stefano lo invia, insieme ad altri monaci, a fondare una casa-figlia di Cîteaux, presso Clara Vallis, e nomina Bernardo abate della nuova fondazione. Le fonti coeve non forniscono una rappresentazione puramente ideale, in quanto nella Vita Prima si possono trovare chiare indicazioni dei difetti di Bernardo, come la sua incapacità occasionale di comunicare correttamente con i monaci da lui guidati.
Ciò nonostante, egli riesce a mantenere la disciplina, e, allo stesso tempo, ad inviare i primi monaci nella prima casa-figlia di Clairvaux. Si tratta di Trois Fontaines, fondata, secondo la datazione ufficiale, nel 1118, e, nello stesso periodo, probabilmente Bernardo compone ‘I gradi dell’umiltà e della superbia’, uno scritto che si baserebbe su sermoni precedentemente impartiti ai monaci. In questa opera, che si basa sulla Regola di S. Benedetto, l’abate cistercense riesce a fornire una descrizione molto realistica delle problematiche che possono sorgere all’interno di una comunità monastica.
Verso l’estate del 1119 i problemi di stomaco di Bernardo diventano più gravi, e si sviluppa una vera e propria malattia; per questa ragione, il vescovo di Châlons chiede ed ottiene che il monaco venga affidato alle sue cure. Pertanto, il giovane abate non prende parte al capitolo generale che si tiene in quell’anno, ed in cui viene presentata la ‘Carta Charitatis’ dall’abate di Cîteaux, Stefano Harding. Tale documento, come noto, diventa la costituzione del nuovo ordine monastico, quello cistercense; Bernardo, dunque, vive per un anno al di fuori delle mura claustrali, ed il suo regime alimentare viene tenuto sotto stretto controllo.
Nel corso di questo anno di riposo forzato viene fondata la seconda casa-figlia di Clairvaux, Fontenay; Bernardo, nondimeno, continua a scrivere, e le Omelie in Lode della Vergine Maria, che vengono portate a termine l’anno successivo, il 1120. Anche in questo caso, il testo si basa su precedenti omelie e lezioni tenute ai monaci, anche se le Omelie non corrispondono esattamente a quanto predicato dall’abate, e presentano un pensiero più rifinito ed articolato.
Una volta libero dal suo soggiorno forzato lontano dal chiostro, Bernardo inizia ad occuparsi di diverse iniziative esterne rispetto a Clairvaux, come la fondazione della terza casa-figlia, Foigny, nel 1121. Le condizioni di salute di Bernardo, tuttavia, peggiorano nuovamente, ed egli è costretto ancora una volta a rinunciare ad una piena osservanza monastica. Non sorprende, dunque, che egli abbia gradualmente assunto un ruolo differente, come quello di attrarre nuovi candidati alla vita monastica; un secondo impegno, che caratterizza la vita dell’abate, è poi quello per la Chiesa secolare.
Non meno importante, ancora, è la sua lotta per ristabilire quella che lui percepiva come un’autentica vita monastica; esemplare, a tale proposito, rimane la sua ‘Apologia’, uno scritto databile tra il 1121 ed il 1125, con cui Bernardo critica duramente le ‘ostentazioni artistiche ed architetturali’ di Cluny, auspicando il ritorno ad una vita più semplice ed austera. La sua abilità di scrittore, in effetti, si rivela pienamente nella lettera scritta al fratello Roberto, che, dopo aver abbracciato la vita monastica cistercense decide di abbandonarla a favore di Cluny. In questo modo, Bernardo coglie l’occasione per ricordare il suo ideale di vita monastica, lontana dall’opulenza e dallo sfarzo cluniacense.
Nel 1129 si può datare il primo coinvolgimento esterno di Bernardo nella formazione di un ordine monastico, quello dei Cavalieri Templari, in occasione del Concilio di Troyes, il cui obiettivo è quello di combattere in Terra Santa contro i ‘nemici di Cristo’. Nella sua opera, ‘Lode della nuova cavalleria’, Bernardo promette la salvezza eterna per coloro che ‘uccidono l’infedele’, e contiene diversi passaggi in cui l’abate esprime la sua ammirazione per i luoghi santi della cristianità levantina.
Per Bernardo la Terra Santa costituisce, effettivamente, uno stato della mente ed un’esaltazione spirituale, piuttosto che un luogo concreto, e la sua profonda conoscenza del linguaggio biblico trasforma Gerusalemme in una sorta di allegoria. Non sorprende, dunque, che lo stesso Bernardo predicherà in seguito la Seconda Crociata, proponendo una realtà idealizzata, piuttosto che limitarsi a presentare un obiettivo militare.
Nello stesso periodo, egli compone un’altra opera, nota come ‘Trattato della Grazia e del Libero Arbitrio’, indirizzata all’amico Guglielmo di Saint Thierry; la grazia, nel suo pensiero, costituisce il fondamento per la libera scelta. Secondo questa visione, accogliendo il dono della grazia, si amplia la libertà di scegliere, e ad un maggiore impegno nella sfera pubblica corrisponde una maggiore necessità di combinare tra loro la grazia divina e la libertà. Verso la fine degli anni Venti del XII secolo, Bernardo corrisponde con la Corte francese, oltre che con quella pontificia; le sue parole ed i suoi sforzi, effettivamente, vengono notati da coloro che esercitano autorità ai massimi livelli, sia nella società civile che nella Chiesa.
Lo scisma pontificio e le controversie dottrinali
Nel 1130 si verifica uno scisma a causa di due persone che affermano di essere il legittimo successore di Pietro sul soglio pontificio; uno di essi, Anacleto II, proviene da una antica e prestigiosa famiglia romana, nota come Pierleoni. L’altro, Innocenzo II, proviene da un’altra famiglia romana, quella dei Guidoni; l’evento dello scisma, in effetti, ha un profondo impatto su Bernardo da Chiaravalle, che viaggia continuamente per negoziare una soluzione con ecclesiastici e signori secolari.
L’abate di Clairvaux ritiene che il vero successore di Pietro sia Innocenzo, e non Anacleto, e nel 1130, in occasione del Concilio di Étampes, presso Parigi, l’abate avrebbe avuto una visione della Chiesa ristabilita nella sua unità. Una lettera del 1131 inviata ai vescovi dell’Aquitania, poi, esprime la convinzione di Bernardo della necessità di agire, e rende evidente che egli ha ormai accettato il suo ruolo pubblico, che viene conciliato con quello di responsabile del suo monastero.
L’anno successivo Innocenzo II torna in Italia, e chiama a sé Bernardo, che lo incontra e lo aiuta a siglare un trattato di pace tra le città rivali di Genova e Pisa; nel 1134 Bernardo scrive una lettera in cui incoraggia la prima a sostenere Innocenzo e a rimanere in pace con la seconda. L’abate di Clairvaux, inoltre, ricorda la necessità di non schierarsi con Ruggero II di Sicilia, il principale sostenitore di Anacleto nella Penisola Italiana. Viene poi inviata una seconda missiva ai Signori ed alla popolazione pisana, avvertendoli del pericolo rappresentato dal ‘tiranno siciliano’, ed incoraggiandoli a schierarsi dalla parte del ‘vero’ Papa, Innocenzo II. Tali lettere, effettivamente, mostrano le abilità diplomatiche dell’abate di Clairvaux, capace di creare alleanze tra città che in precedenza erano in conflitto tra di loro.
Nel 1133 Bernardo accompagna Innocenzo II a Viterbo, ed alla fine di aprile il Papa entra a Roma, dove prende possesso della Basilica del Laterano, mentre Anacleto II continua a controllare quella di San Pietro. Il 4 giugno dello stesso anno, ancora, Innocenzo II concede la corona del Sacro Romano Impero a Re Lotario, ma Bernardo, probabilmente, ha già fatto ritorno a Chiaravalle, e, dunque, non assiste a questo evento.
Nel 1134 Re Ruggero di Sicilia riesce a conquistare l’Italia meridionale, e Bernardo interviene una seconda volta nello scisma; nel corso di una messa da lui celebrata, mette in scena una sorta di dramma in cui ricorda la volontà divina e la scelta di Innocenzo II come capo della Chiesa. Il suo carisma, dunque, appare enorme, al pari della sua capacità di influenzare persone ed eventi importanti, come quelli di cui si sta discutendo.
Quando Bernardo torna a Clairvaux, poi, egli viene accolto dalle persone che incontra sul cammino, oltre che dai monaci, che festeggiano questo evento; i suoi agiografi insistono sul fatto che, in sua assenza, il diavolo non riuscì ad agire, ‘in tanta abbatis mora nihil in Claravalle potuit diabolus texere’. In realtà, è probabile che siano sorti problemi di disciplina, ma che essi siano stati tenuti sotto controllo dai fratelli maggiori di Beranrdo.
Ciò nonostante, nel 1135 l’abate lascia nuovamente il suo monastero, per recarsi alla Dieta di Bamberga, tenutasi nel mese di marzo; in questo modo, egli spera di rappacificare l’imperatore Lotario con i suoi nipoti, oltre che con il suo predecessore, Enrico V. Successivamente, Bernardo si reca a Milano, ed in seguito egli si dirige a Pisa verso la fine di maggio, dove partecipa ad un Concilio con Innocenzo II; da qui, egli torna ancora a Milano, dove fonda la casa cistercense nota come ‘Chiaravalle Milanese’. L’abate si reca, dunque, a Pavia, Piacenza e Cremona, dove cerca di perorare la causa di Innocenzo II; nel novembre del 1135 Bernardo può fare ritorno a Clairvaux.
In tale occasione, egli inizia a predicare il primo degli ottantasei ‘Sermoni sul Cantico dei Cantici’, considerato il capolavoro letterario di Bernardo; dal febbraio del 1136, tuttavia, l’abate deve lasciare nuovamente Chiaravalle. Si dirige in Italia, ed incontra il Re Ruggero di Sicilia dopo la sconfitta di Salerno, nel tentativo di negoziare un trattato diplomatico; nel gennaio del 1138, mentre Bernardo si trova a Roma, Anacleto II muore, e lo scisma sembra terminare.
I sostenitori di Anacleto, tuttavia, riescono ad eleggere un successore, Vittore IV, che però si riconcilia presto con Innocenzo II, ponendo fine, di fatto, allo scisma. Bernardo torna dunque a Clairvaux, dove assiste alla morte del fratello Gerardo, ed il lamento funebre composto in tale occasione viene inserito tra i Sermoni sul Cantico dei Cantici; si tratta, secondo gli esperti, di uno degli esempi più eloquenti di amore, amicizia e fratellanza del Medioevo.
Nell’aprile del 1139 si riunisce il Secondo Concilio Laterano, il cui obiettivo è quello di sancire ufficialmente la fine dello scisma di Anacleto II e del suo successore, Vittore IV, e, allo stesso tempo, di continuare il processo di riforma della Chiesa. Secondo la ricerca recente, tuttavia, Bernardo non avrebbe preso parte a tale evento; del resto, sembra improbabile che l’abate di Clairvaux avrebbe potuto accettarne le decisioni, ed in particolare quella di ritenere invalide le ordinazioni sacerdotali operate dall’antipapa Anacleto. Una lettera del 1139 ad Innocenzo II, in effetti, dimostra la contrarietà di Bernardo a tale decisione del pontefice, in quanto ritenuta un mero atto di vendetta.
Nella primavera del 1140, in occasione della Quaresima, Guglielmo di Saint Thierry avverte l’abate di Clairvaux delle problematiche poste dalla teologia di Abelardo, che ha espresso concezioni apparentemente eterodosse sulla Trinità e sulla Redenzione. Il 1140, del resto, viene indicato come l’anno in cui si svolge il Concilio di Sens, in cui Abelardo, in seguito alle istanze di Bernardo, viene condannato per le sue opinioni giudicate in contrasto con la dottrina cattolica. Dopo la condanna, il teologo eterodosso sarebbe poi stato accolto da Pietro il Venerabile presso Cluny, anche se successivamente ci sarebbe stata una riconciliazione con l’abate di Clairvaux.
Non si tratta, tuttavia, dell’unica controversia teologica a cui Bernardo prende parte, e, in effetti, nel corso degli anni Quaranta del XII secolo, l’abate di Clairvaux media la controversa elezione di William Fitzherbert, nipote di Re Stefano di Blois, come arcivescovo di York. Il successore viene accusato di simonia e sostituito da Henry Murdac, abate di Fontains, ed ex monaco di Clairvaux; Bernardo cerca di dimostrare l’innocenza di Fitzherbert, che viene infine re-integrato nella sede di York. Il santo di Chiaravalle, evidentemente, si trova coinvolto in un numero eccessivo di dispute e cause, che assorbono le sue energie, come sembra testimoniare la copiosa corrispondenza di questo periodo.
Il 1 Marzo del 1146 Papa Eugenio III, appartente all’ordine cistercense, emana una seconda Bolla, dopo quella del 1 dicembre del 1145, in cui si annuncia una nuova crociata in Terra Santa; dopo la caduta di Edessa nel 1144, si teme che la medesima sorte attenda anche gli altri Stati Crociati, tra cui il Regno di Gerusalemme. Bernardo accetta di recarsi a Vézelay per predicare la spedizione militare ai cavalieri francesi, presso la chiesa intitolata a Maria Maddalena, meta di pellegrinaggio. Nei mesi successivi, l’abate si reca in diverse città della Francia, insieme ad altri abati cistercensi, per convincere i Signori secolari a prendere l’impegno della crociata.
Il suo tour di predicazione si estende anche alla Germania ed alle Fiandre, e riesce a convincere Corrado di Germania a combattere in Terra Santa; il suo impegno si estende, ancora, alla crociata intrapresa contro le popolazioni pagane del Baltico, che Bernardo auspica diventino cristiane. In questo modo, il concetto stesso di crociata viene ampliato, e non riservato alla Terra Santa, ma a qualunque sforzo che avesse come obiettivo l’espansione della cristianità; nel mese di aprile del 1146 l’abate ritorna a Clairvaux, dopo un estenuante viaggio attraverso la Germania e la Francia.
Declino dell’influenza di Bernardo e ultimi anni
Bernardo viene coinvolto in un’altra disputa dottrinale, riguardante Gilbert de la Porrée, il vescovo di Poitiers accusato di aver prodotto scritti contenenti, apparentemente, un grave errore dottrinale; in questo caso, tuttavia, il santo di Chiaravalle non riesce ad ottenere la sua condanna. Nel frattempo, si moltiplicano le fondazioni dell’ordine cistercense, come quella di Savigny nel 1147; nel marzo del 1148, Eugenio III si reca a Clairvaux, e Bernardo, probabilmente, lo accompagna a Losanna, prima che il pontefice ritorni a Roma.
Il fallimento della seconda crociata, di cui l’abate di Clairvaux ha notizia tra il 1148 ed il 1149, suscita una reazione che si può cogliere nella sua opera nota come ‘De consideratione’, scritta per il pontefice, in cui Bernardo descrive la ricerca di un equilibrio tra il governo della Chiesa, da una parte, e la vita spirituale, dall’altra, e spiega l’insuccesso dei crociati con i peccati commessi dagli uomini, oltre che con l’imperscrutabile volontà divina.
L’abate di Clairvaux, tuttavia, non abbandona la speranza di riscattare la Terra Santa, e, nel corso di una riunione tenutasi presso Laon nel 1150, allo scopo di discutere la possibilità di una nuova spedizione militare, viene scelto proprio Bernardo per guidare tale sforzo. Quest’ultimo, tuttavia, rifiuta l’incarico, asserendo di non avere le necessarie capacità militari per un ruolo di questo genere. Inoltre, il comando di un’armata non rientra nella chiamata che Bernardo ha ricevuto, e questo rifiuto, seppure comprensibile, segna il declino della sua influenza sulla politica e sulla società.
La seconda crociata, effettivamente, fallisce, e gli amici influenti che hanno segnato la sua esistenza, come il cancelliere di Francia, muoiono; anche l’amico di gioventù, Ugo di Vitry, che è stato vescovo di Auxerre, muore nel dicembre dello stesso anno. Bernardo, in realtà, riesce ancora ad influenzare le elezioni episcopali francesi, ma non riesce più ad avere influenza sulla politica italiana.
All’inizio degli anni Cinquanta del XII secolo, Bernardo è ormai vecchio e malato, ma decide di non riposare nella quiete contemplativa del chiostro di Clairvaux; l’abate, al contrario, incarica i suoi segretari delle fondazioni di nuovi monasteri, come accade con l’abazia di Esrum che diventa la prima casa madre, che in seguito controlla circa 30 monasteri sparsi in Danimarca e nel Baltico. Bernardo riesce anche a presenziare ad un conflitto tra il vescovo di Metz e la popolazione locale, nonostante le precarie condizioni di salute; secondo gli agiografi, la presenza dell’abate avrebbe causato diverse guarigioni miracolose.
L’8 luglio del 1153 muore il Papa ed amico Eugenio III, e poco dopo muore anche Bernardo da Chiaravalle, il 20 agosto dello stesso anno. Secondo una fonte nota come ‘Exordium magnum Cisterciense’, l’abate di Cîteaux teme per il flusso incontrollato di pellegrini che possono affluire al funerale di Bernardo, allo scopo di chiederne le benedizioni ed ottenere un miracolo. Per questa ragione, egli avrebbe comandato a Bernardo, secondo la leggenda, di far cessare i miracoli, come sarebbe di fatto avvenuto.
Bernardo l’abate
Bernardo da Chiaravalle, come dovrebbe essere evidente dalla sua biografia discussa in precedenza, ha assunto diversi impegni che lo hanno portato lontano dalle mura claustrali; non si deve commettere l’errore di ritenere, tuttavia, che egli abbia rinunciato al suo ruolo di abate. Al contrario, gli deve essere riconosciuto il merito di aver fatto crescere una famiglia monastica sempre più numerosa.
Nel 1115, effettivamente, egli era il responsabile di una sola comunità, che contava, probabilmente, una ventina di monaci; al momento della morte, avvenuta 38 anni dopo, Clairvaux avrebbe ospitato circa 700 persone, di cui 200 monaci e 500 fratelli laici. Le responsabilità di Bernardo, in effetti, si sono concentrate sulle case-figlie di Clairvaux, che nel 1153 sono 63, di cui 23 sono affiliate, in quanto rappresentano monasteri e priorati che in precedenza appartenevano ad altri ordini o congregazioni religiose.
L’impegno di Bernardo rispetto ai monaci da lui guidati, direttamente o indirettamente, viene testimoniato dalle numerose lettere che si possono rinvenire in numerosi manoscritti; Jean Leclercq, a tale proposito, afferma di aver consultato oltre 100 manoscritti per le lettere dell’abate di Clairvaux. Tale copiosità di informazioni, in effetti, sembra testimoniare non solamente l’ampiezza della famiglia monastica di Bernardo, ma anche il suo costante impegno nel guidarla. Si osserva, in particolare, che su 100 lettere totali attribuite all’abate, circa 20 sono state riservate ai membri della comunità di Chiaravalle, mentre 25 sono state indirizzate alle case-figlie.
Rimane il problema della datazione per molte lettere, ma si tratta di una problematica nota, in quanto le missive vengono raramente datate in questo periodo. L’estensione geografica della corrispondenza di Bernardo è impressionante, ed include la Francia, l’Italia (intesa come regione geografica), la Spagna, il Sacro Romano Impero, l’Irlanda e l’Inghilterra. Di seguito, verranno proposte alcune lettere di particolare interesse ed importanza, allo scopo di dare una panoramica della produzione epistolare di Bernardo da Chiaravalle.
In totale sono state conservate 31 lettere in cui Bernardo esprime i suoi sforzi rispetto ai candidati alla vita monastica di Clairvaux; missive di questo genere, effettivamente, sono disponibili per gli anni in cui egli ha ricoperto la carica di abate. La prima di questo gruppo di lettere viene indirizzata al priore di Clairvaux, a cui viene affidato il caso di un cavaliere che desidera abbracciare la vita monastica. Bernardo, in tale occasione, consiglia al priore di consultarsi con alcuni monaci, ed eventualmente di accettare il candidato come novizio; si tratta di una lettera databile alla sua prima malattia, quando egli è costretto a vivere al di fuori del chiostro, sotto la supervisione del vescovo di Chalons, intorno al 1119-1120.
L’ultima missiva di questo genere, invece, viene fatta risalire tra il 1150 ed il 1153, l’anno della sua morte; si osserva, in generale, che tali lettere possono essere classificate in tre gruppi. Al primo appartengono 11 lettere con cui Bernardo cerca di convincere potenziali candidati ad abbracciare la vita monastica di Clairvaux; al secondo, ancora, si possono ascrivere 14 lettere indirizzate a persone che hanno abbandonato il chiostro di Chiaravalle, o che mostrano tale intenzione. Le ultime 6 missive ‘pastorali’, da ultimo, riguardano candidati che sono stati giudicati da Bernardo non adatti per la vita condotta a Chiaravalle.
Il primo gruppo comprende lettere inviate a persone che vivono in Inghilterra, Francia, Fiandre, ed Italia; colpisce, in particolare, il numero dei candidati inglesi che mostrano l’intenzione di entrare a Clairvaux. Bernardo, in realtà, ricorda ai candidati, ricorrendo il linguaggio biblico, della possibilità di servire Cristo stesso mediante la vita monastica. Un esempio, in questo senso, è rappresentato dalla missiva spedita a Romanus, un subdiacono della Curia Romana.
Dopo aver ricordato che la morte rimane la sola certezza, l’abate invita il candidato ad abbracciare la vita monastica di Clairvaux; in un’altra missiva, Bernardo invita Tommaso di Beverly, appartenente alla nobiltà, a disprezzare le qualità mondane, come il nobile lignaggio e la ricchezza materiale, per abbracciare altri valori, come l’amore per la ‘santa povertà’, e la fortezza nel carattere. Tommaso, tuttavia, non entra a Clairvaux, e muore pochi anni dopo aver ricevuto questa lettera; per Bernardo, si tratta della ‘conferma’ del suo carattere ‘diabolico’, in quanto egli è rimasto secolare. Bernardo, ancora, si rivolge ai genitori dei candidati che decidono di entrare nel chiostro di Chiaravalle e delle altre case da essa fondate, allo scopo di consolarli e rassicurarli rispetto alla sorte dei figli che hanno abbracciato la vita claustrale.
Le 14 lettere appartenenti al secondo gruppo, vengono datate tra il 1125 ed il 1131, mentre 3 di esse, probabilmente, sono state composte più tardi; interessante, a tale proposito, rimane la missiva scritta al cugino Roberto. In questo caso, il congiunto dell’abate intende tornare a Cluny, dopo aver fatto esperienza della vita condotta a Clairvaux, e Bernardo gli chiede di riconsiderare la sua decisione; Roberto, effettivamente, torna sotto l’egida dei cistercensi qualche anno dopo, nel 1136, e viene nominato abate a Noirlac, una casa appena fondata.
Da ultimo, si nota che le sei ultime lettere sono state scritte per convincere coloro che sono entrati a Clairvaux a rientrare nelle comunità monastiche di provenienza; in una di queste missive, Bernardo spiega all’abate di Foigny che uno dei suoi monaci è approdato a Clairvaux per ragioni sconosciute, ma di non poterlo accogliere come novizio. Per questa ragione, l’abate lo convince a fare ritorno a Foigny, in virtù di un accordo informale secondo cui gli abati cistercensi non possono ricevere candidati provenienti da un altro monastero senza il consenso del superiore della comunità di provenienza.
E’ probabile, dunque, che il giovane monaco sia stato novizio in un altro monastero cistercense, e che Bernardo non potesse accoglierlo, in assenza di un esplicito assenso da parte del suo abate. In un altro caso, il santo di Chiaravalle rifiuta un candidato che proviene dal monastero di canonici regolari di Tronc Berenger; noto come ‘Arrouaise’, e che ha chiesto di essere ammesso a Clairvaux senza l’approvazione del suo superiore. In altri casi, il rifiuto di Bernardo dipende dall’assenza dei requisiti fisici nei candidati che si rivolgono all’abate di Clairvaux; per questa ragione, i giovani vengono indirizzati presso comunità in cui l’osservanza della vita monastica è regolare, ma meno rigorosa rispetto all’austerità di Clairvaux.
Un altro aspetto del suo ruolo di abate riguarda, poi, il rapporto con patroni e benefattori, e, a tale proposito, si nota che ogni monastero necessita di risorse materiali di vario genere, tra cui la terra costituisce probabilmente il fattore più significativo, seguito dal denaro. Non sorprende, dunque, che patroni e benefattori sono due categorie di persone fondamentali per la sopravvivenza e la crescita dei monasteri cistercensi. Delle lettere di Bernardo, tuttavia, solamente 13 di esse trattano di queste problematiche; inoltre, nessuna di esse viene datata oltre il 1132, e tale situazione appare sorprendente. In effetti, è necessario considerare che la crescita della famiglia monastica di Clairvaux è in costante ascesa a partire dal 1118.
Ancora, è necessario considerare brevemente le numerose lettere che si riferiscono alla fondazione di nuovi monasteri, oppure all’affiliazione all’ordine cistercense di quelli già esistenti; si tratta di un processo di crescita iniziato tre anni dopo la fondazione di Clairvaux, nel 1118. Si configura, dunque, uno sviluppo costante, che però non viene riflesso nelle missive che sono sopravvissute; effettivamente, ne rimane solo una del periodo precedente al 1120, mentre sono 12 quelle databili negli anni Trenta del XII secolo, e 19 sono ascrivibili agli anni Quaranta. Invece, dell’ultimo decennio della vita di Bernardo non sono disponibili lettere di questo genere; inoltre, anche la distribuzione geografica delle missive appare disomogenea. La maggior parte delle lettere, in effetti, riguarda Fountains, ma sono poche quelle che si riferiscono ad altre fondazioni, mentre nessuna di esse si riferisce alla Scandinavia.
Le lettere pastorali di Bernardo, dunque, riflettono la sua guida della famiglia monastica cresciuta dal monastero da lui fondato nel 1115; in queste missive è possibile conoscere dettagli dell’abate Bernardo che non sono disponibili in altre fonti. Dalla corrispondenza del santo di Chiaravalle emerge, in definitiva, il suo stile unico, capace di abbinare consigli pratici a quelli spirituali; evidentemente, il senso pratico che caratterizza Bernardo è stato sviluppato con l’esperienza acquisita nei lunghi anni in cui è stato abate e guida della sua numerosa famiglia monastica.
Bernardo da Chiaravalle: una figura complessa
La personalità del santo di Chiaravalle, come dovrebbe essere evidente da quanto esposto in precedenza, appare decisamente complessa; per questa ragioni, alcuni esperti parlano di ‘molti Bernardi’, e di ‘paradosso’, riferendosi all’abate cistercense. Quest’ultimo, effettivamente, risulta una figura controversa per diversi esperti del mondo accademico; le sue intenzioni, in effetti, non sono sempre state comprese ed apprezzate, e la sua santità non è stata universalmente riconosciuta. Altri commentatori, ancora, si riferiscono a Bernardo come al ‘santo difficile’; del resto, lo stesso abate di Clairvaux esprime a più riprese la tensione, a volte percepita come inconciliabile, tra la professione monastica che ha scelto, e la sua intensa e significativa attività al di fuori delle mura claustrali.
Il suo complesso carattere viene espresso in maniera esemplare nella sua lettera inviata alla comunità certosina della Grande Chartreuse, la casa madre dell’ordine contemplativo sorto dal carisma di Bruno da Colonia. In tale occasione, l’abate afferma, in maniera alquanto enigmatica, ‘Non sum talis qualis putor vel dicor’, ovvero ‘non sono quello che si pensa o che si dice che io sia’; in un’altra missiva, Bernardo si definisce come ‘chimera della sua epoca’. La figura scelta per auto-rappresentarsi, il mostro mitologico che si nutre di fuoco, è composto da tre parti di tre differenti animali. Tale analogia potrebbe esprimere i differenti ruoli che egli ha assolto nella sua vita, ovvero quella di monaco, sacerdote e credente; la sua santità, del resto, è stata alimentata dai suoi successori a Clairvaux.
Il culto di Bernardo ha giocato un ruolo di primaria importanza nello sviluppo dell’ordine cistercense; la sua santità, del resto, è stata riconosciuta da diversi suoi contemporanei, anche da coloro che non concordavano con le sue scelte. Si consideri, in questo senso, Otto di Frisinga, anch’egli cistercense, che si era opposto alla scelta di Bernardo di attaccare Gilbert de la Porrée ed Abelardo. Ciò nonostante, Otto si riferisce al santo di Chiaravalle come ‘venerabile nella vita e nel carattere’ e come qualcuno considerato ‘da tutti i popoli della Francia e della Germania come un profeta ed un apostolo’. Anche Pietro il Venerabile, con cui Bernardo si è scontrato in diverse occasioni, dipinge l’abate di Clairvaux come ‘concivis angelorum’, ‘concittadino degli angeli’.
Per i suoi monaci, l’eredità di Bernardo è stata da subito fondamentale, e, a questo proposito, si consideri che i tre autori della cosiddetta Vita Prima lo definiscono ‘vir Dei’, ‘uomo di Dio’; la stessa decisione dei monaci di Chiaravalle, poi, di seppellire le spoglie mortali di Bernardo nella chiesa di Clairvaux, testimonia la venerazione che lo circondava. La sepoltura in una chiesa, effettivamente, era solitamente riservata a vescovi ed a coloro che appartenevano alle famiglie reali; tale venerazione, tuttavia, poneva dei seri rischi per il regolare svolgimento della vita monastica.
Stranamente, non vi è alcuna menzione di miracoli nel decreto con cui Alessandro III canonizza Bernardo nel 1174, al contrario di quanto avvenuto in simili occasioni per altri santi, come Edoardo il Confessore, la cui santità è stata ufficialmente proclamata nel 1161. Un altro esempio, in questo senso, è rappresentato da Thomas Becket, elevato all’onore degli altari nel 1173, un anno prima di Bernardo da Clairvaux.
Bernardo, si osserva, continua ad esercitare la sua influenza ed il suo carisma non solamente tra i monaci dell’ordine cistercense, ma anche sulla Chiesa Universale, come testimonia la sua proclamazione a Dottore della Chiesa nel 1830 e dalla venerazione di moltissimi fedeli nel corso dei secoli.
Link consigliati
- Encyclopedia Britannica Online, St. Bernard of Clairvaux. French abbot,
(https://www.britannica.com/biography/Saint-Bernard-of-Clairvaux) - New Advent, St. Bernard of Clairvaux, (https://www.newadvent.org/cathen/02498d.htm)
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- McGuire, B.P., A companion to Bernard of Clairvaux, Brill, Leiden/Boston, 2011.
- McGuire, B.P., Bernard of Clairvaux. An inner life, Cornell University Press, New York/London, 2020.
- Knight, G.R., The Correspondence between Peter the Venerable and Bernard of Clairvaux. A Semantic and Structural Analysis, Routledge, New York/London, 2002.