Il 26 gennaio del 1887, nella città di Dogali in Eritrea, si consumava la sconfitta delle truppe coloniali italiane da parte delle forze abissine, guidate dal Ras Alula Engida.
La sconfitta italiana nella battaglia di Dogali
La battaglia svoltasi a Dogali rientra nel contesto dell’espansione imperialistica italiana nell’Africa nord-orientale. Nel 1883, sostituendosi agli interessi privati italiani ad Assab, una città portuale sulle coste eritree, il governo italiano iniziò la conquista dello stato africano. L’obiettivo dell’espansione italiana era chiaramente l’Etiopia, nel quale si trovava la foce del Nilo.
Nel giro di due anni, le truppe coloniali italiane conquistarono il porto eritreo di Massaua, fino ad allora in mano egiziana, e ne fecero un avamposto per una successiva penetrazione nell’entroterra.
Queste azioni non lasciarono certo indifferente l’impero etiope. La lenta penetrazione italiana condusse le truppe coloniali ad occupare la città di Saati, a poco meno di 30km da Massaua; fu qui che il 25 gennaio 1887 le truppe del Regno d’Italia si scontrarono con le forze del Ras etiope Alula Engida.
A soccorrere l’esercito coloniale venne inviato un contingente guidato dal tenente colonnello Tommaso De Cristofaris. Giunti a Dogali, gli uomini di De Cristofaris furono però intercettati dalle truppe del Ras e, il 26 gennaio, furono sconfitti.
Le conseguenze della sconfitta
Nella battaglia di Dogali persero la vita oltre 400 uomini, tra cui il tenente colonnello Tommaso De Cristofaris. Le conseguenze di quella sconfitta furono drastiche per l’allora governo italiano guidato da Depretis; il ministro degli Esteri Robilant si dimise, il governo cadde e la competenza sull’Eritrea passò dal ministero degli Esteri a quello della Guerra. Ciò, però, non arrestò i tentativi di espansione italiana. Solo nel 1896, con la sconfitta di Adua, l’imperialismo italiano in Etiopia subì una pesante battuta d’arresto.