Introduzione alla battaglia delle Termopili
CONTENUTO
La battaglia delle Termopili è oggi uno degli eventi più famosi e conosciuti, avvenuto nell’antica Grecia. Sono numerosi gli studiosi dei fatti e i protagonisti di questa battaglia e molti quelli che si sono ispirati per creare strategie di guerra. Nemmeno l’arte è esclusa, sulla battaglia esistono sculture, quadri, opere letterarie, graphic novel e film. Nell’articolo di oggi descriviamo i giorni della battaglia, come si sono comportati gli eserciti in gioco e proviamo a spiegare il perché delle decisioni prese dai protagonisti di questo momento storico famosissimo.
Le premesse alla battaglia delle Termopili
Prima di addentrarci nella battaglia vera e propria, facciamo un piccolo viaggio nel tempo per spiegare in quale situazione si trovano le due civiltà, Greca e Persiana, protagoniste di questo scontro entrato negli annali della storia.
I Persiani
I persiani, sconfitti a Maratona nel 490 a.C. , non organizzano subito un’offensiva per vendicarsi. L’impero affronta in quegli anni una crisi, provocata anche dalla morte del sovrano Dario I. Il figlio, Serse, prende il potere (486 a.C.), ma deve sedare delle rivolte in Egitto. Una volta ripreso il controllo dei territori ribelli, organizza in grande stile una seconda spedizione verso la Grecia, con l’intenzione di invadere sia per terra sia per mare.
I Greci
I greci sono ben consapevoli che il ritorno dei nemici è solo questione di tempo. Negli anni tra il primo e il secondo conflitto si fortificano e si preparano ad una nuova guerra più impegnativa della prima. In particolare ad Atene l’apprensione è tale che Temistocle, un brillante aristocratico affermato nella scena politica ateniese, riesce a convincere i suoi oppositori della necessità di costruire una grande flotta, finanziata con ricavi provenienti dalle miniere d’argento del Laurio. In genere i proventi delle miniere sono divisi in parti uguali tra tutti i cittadini.
I numeri in campo
Tra il 483 e il 481 a.C. i persiani preparano l’invasione della Grecia. I mezzi messi in campo sono incredibili, Serse e i suoi uomini lavorano senza sosta per mobilitare le loro forze. Per fare un esempio, per attraversare l’Ellesponto, il pezzo di mare che separa la Grecia continentale dall’impero, in sicurezza è realizzato tra Abido e Sesto un ponte. Il ponte è opera di un greco, Arpalo, ed è realizzato legando delle navi con delle funi. Per rendere la struttura più solida e sicura, il ponte conta due file di imbarcazioni. Questo serve per capire quanto i persiani vogliono una grande vittoria.
Passando ai numeri delle forze in campo, le cronache dell’epoca giunte fino a noi ci riportano numeri spaventosi per l’esercito persiano. Erodoto parla addirittura di un milione e mezzo di uomini. Le ricerche moderne propendono per cifre più contenute. Sono cifre che variano in base alle ricerche, ma oscillano tra le 50 e le 300 mila persone. Numeri più contenuti certo, ma considerata l’epoca comunque cifre immense. A questo punto, non dovrebbe risultare difficile capire lo sgomento di chi è presente a quegli eventi e visto un’enorme massa di uomini e mezzi in marcia.
Dall’altro lato invece spesso viene enfatizzata la scarsezza dei numeri e dei mezzi messi in campo, probabilmente come opera a posteriori per esaltare l’eroismo dei guerrieri greci. Della battaglia delle Termopili si ricorda quasi sempre, in parte a ragione, il numero degli opliti spartani o meglio gli Spartiati in campo, i famosi 300.
Questi sono una piccola parte dell’esercito disponibile a Sparta ed sono i componenti della guardia personale di uno dei due re. Leonida sceglie solo uomini con figli, in modo da assicurare la continuazione del nome di famiglia dei soldati che sarebbero caduti. A questo proposito sono girate un sacco di speculazioni. Alcuni sostengono che Leonida è certo di morire in battaglia, perché così gli ha detto un oracolo. Sicuro della sconfitta sceglie uomini con figli. Probabilmente, da esperto militare, è cosciente che i numeri e la strategia decisa per la battaglia non sono strumenti sufficienti per sconfiggere i persiani. Gli scenari migliori prevedono solo di:
- bloccarli,
- rallentarli.
Cosciente di ciò prese questa decisione. In tutti i casi, alla battaglia delle Termopili, non sono presenti i soli spartiati ma anche contingenti da altre città alleate, per una cifra totale che oscilla tra i 5000 e i 7000 uomini. Numeri comunque bassi. Per quanto riguarda le flotte in campo, si replica la divisione di stime tra fonti antiche e moderne. Le fonti antiche, al solito, sottolineano la differenza tra i numeri in campo.
Le ricerche moderne hanno ridimensionato questi numeri. Erodoto, la fonte antica più importante sulle guerre persiane, parla di 1200 trireme per i persiani. Le fonti moderne fanno oscillare i numeri tra circa le 600-700 trireme per i persiani, contro le 270 trireme greche, di cui 127 ateniesi. Qualunque siano i numeri reali, indubbio è l’eroismo degli uomini spartani e del loro comandante.
L’inizio della seconda guerra persiana
Nella primavera del 480 a.C. i Persiani sono in marcia verso la Grecia. L’esercito e la flotta scendono da nord e in un primo momento non trovano ostacoli e resistenza sul loro cammino. Non deve risultare difficile capire perché le città greche a nord delle Termopili, non oppongono resistenza. A posteriori, dopo la sconfitta dei persiani a Platea, sono accusati di tradimento; medizzarono ovvero passarono dalla parte dei Medi, così sono chiamati i persiani dai greci.
Tuttavia dal loro punto di vista l’occupazione persiana non è terribile, non peggio almeno di essere sottomessi da un rivale stato greco e in tutti i casi meglio di dovere affrontare una battaglia con forze impari. Quindi, a schierarsi contro le forze persiane non sono tutte le città greche esistenti all’epoca, ma solo una lega o symmachia, convenzionalmente nota come lega ellenica. Della lega non si conosce tutta la composizione originale, ma sappiamo comunque che non arriva a più di 30 stati greci. Tra questi i più importanti, Sparta e Atene.
Il comando sia delle forze terrestri, sia di quelle navali è dato a Sparta, con il consenso di Atene. La strategia decisa per la battaglia terrestre dai greci, riuniti nei pressi dell’Istmo di Corinto (481 a.C.), è di bloccare l’avanzata dell’esercito di Serse presso la valle di Tempe, in Tessaglia. Tuttavia Alessandro I di Macedonia (antenato del più noto Alessandro Magno) consiglia di non ingaggiare battaglia presso la valle, in quanto esiste un passaggio, di Sarantoporo, che consente di aggirare la valle.
A questo punto l’esercito ripiega verso il centro della Grecia e decide di rallentare l’avanzata persiana presso il passo delle Termopili. Si decide di combattere in contemporanea la battaglia terrestre con quella navale, e di bloccare la flotta persiana presso il capo Artemisio.
Arrivo alle Termopili
Le Termopili sono scelte per via della particolare condizione orografica. All’epoca della battaglia è un sentiero di qualche chilometro segnato da tre passi, uno a nord, uno a sud e uno al centro tra gli altri due. L’esercito greco si posiziona qui, al passo centrale, il punto in cui il sentiero maggiormente si restringe e dove un muro costruito tempo prima, il muro focese, può aiutare a sbarrare l’avanzata nemica.
La strategia decisa non è comunque perfetta. Esiste anche in questo caso un passaggio, sebbene meno conosciuto che può permettere ai persiani di aggirare l’ esercito greco. Sarà decisivo per le sorti della battaglia. Leonida, cosciente di questa debolezza, posiziona un contingente a difesa del passaggio, mille uomini circa.
Quando finalmente gli eserciti arrivano uno di fronte l’ altro lo scontro non inizia subito. I persiani, sebbene superiori di numero e sicuri della vittoria, decidono di inviare avanti degli ambasciatori e mediare la resa dei nemici. In questo momento avviene uno di quegli episodi che purtroppo non possiamo sapere se vero o no, o almeno quanta sia la verità dell’episodio e quanta la propaganda fatta a posteriori. Leonida, ascoltate le parole degli ambasciatori, risponde con un semplice messaggio: “Vienile a prendere”. Questa scena si replica per i tre giorni successivi. Terminata la pazienza di Serse la battaglia ha inizio.
I giorni della battaglia delle Termopili
La battaglia delle Termopili dura un totale di tre giorni. Tre giorni sono sufficienti per uno degli episodi più ricordati della storia antica.
Giorno 1
Nel primo giorno di battaglia i greci sono serrati in un muro difensivo impenetrabile. L’esercito è composto dagli opliti, chiamati così per via dello scudo che usano hoplon, un grande scudo di un metro circa di diametro, fatto in metallo. Questo, insieme al resto dell’equipaggiamento (armatura – elmo – lancia – spada), è un elemento fondamentale per la resistenza dei greci.
Per sapere di più sugli opliti greci leggi l’articolo a cura di Giuseppe Barone: https://www.fattiperlastoria.it/oplitismo-oplita-antica-grecia/
Usano la formazione a falange, dove ogni soldato con il suo scudo protegge il compagno alla sua sinistra, dal collo fino alla coscia. Le lance, esposte attraverso gli scudi, completano la formazione rendendo pericolosissimo avvicinarsi. In uno schieramento di questo tipo, il cameratismo e la fiducia tra compagni sono fondamentali.
I Persiani non possono usare l’elemento forte del loro esercito, la cavalleria. Le dimensioni ristrette del passo rendono impossibile una carica e quindi si trovano costretti a rinunciare alla forza d’urto dei cavalieri. Decidono di scagliare una serie di scariche di frecce tramite gli arcieri. Tuttavia non ottengono i risultati sperati. La distanza scelta, oltre 100 metri secondo alcune ricostruzioni, e la formazione a falange dei greci impediscono ai Persiani di riuscire ad aprire dei varchi.
A questo punto optano per una battaglia corpo a corpo. Riversano ondate di uomini sugli opliti, però questi non sono equipaggiati bene come i greci. Il soldato base dell’esercito persiano non è provvisto di lancia. Quindi deve necessariamente avvicinarsi agli opliti per poter combattere. Inoltre, ha un altro punto debole nell’equipaggiamento, è provvisto solo di piccoli scudi di legno non adatti a proteggersi dai colpi di lancia o spada, gli aspides e i peltai.
Contrariamente alle aspettative Leonida e i suoi uomini mantengono la posizione e fanno strage dei nemici. La scelta del terreno unita al miglior equipaggiamento dei soldati greci fa la differenza sperata. Serse e i suoi generali decidono di cambiare tattica e mandare avanti un nuovo corpo. Sono gli Immortali, una élite meglio equipaggiata, che esiste al solo scopo di proteggere il Gran Re. Sono circa 10.000 e la loro fama è ben nota in Grecia. Sperano che il misto di fama, miglior equipaggiamento (sono dotati di lance, anche se più corte di quelle greche) e migliore addestramento di questo corpo possa sortire qualche effetto e costringere i greci a cedere. Inutile dire che restano delusi.
Leonida e i suoi comandanti riescono fare combattere pochi uomini alla volta grazie alla falange. Una fila avanza e combatte. Una volta stanca retrocede e avanza una fila posta nelle retrovie fresca e pronta alla lotta. Il terreno avvantaggia questa decisione tattica. Sebbene i nemici sono di più, non possono fare avanzare contemporaneamente tutti gli uomini disponibili in quanto manca lo spazio. In questo modo ogni fila di greci posta in prima fila fronteggia pochi nemici alla volta, facendone strage. Al tramonto gli eserciti si ritirano nei rispettivi campi.
Giorno 2
Il secondo giorno di battaglia è tra virgolette una replica del primo. Serse e i suoi generali mandano avanti la fanteria. Spartani e alleati fanno di nuovo strage dei persiani. L’assalto va avanti per un po’, ma compresa l’inefficacia della tattica Serse fa ritirare i suoi uomini, per riflettere sul da farsi. Per un momento i greci vivono la speranza di poter costringere il nemico a ritornare dentro i propri territori.
Infatti una delle grandi difficoltà per i persiani è procurare le risorse necessarie al mantenimento di questo esercito enorme durante le battaglie. Senza il supporto di gente del posto non è possibile nel lungo periodo e bloccandoli abbastanza a lungo si poteva obbligare la marcia indietro. Il risultato è dopotutto possibile e rientra nella strategia decisa di bloccare il nemico.
Purtroppo non hanno fatto i conti con l’uomo che avrebbe fornito le informazioni necessarie ai persiani per abbattere i greci: Efialte. Esistono varie ipotesi sull’identità di questo personaggio. Alcuni sostengono sia un abitante della zona, corrotto dai persiani o in cerca di un facile guadagno. Altri un disertore dell’esercito greco. Qualunque fosse la reale identità di quest’uomo il fatto importante è che conosce il sentiero dell’ Anopea, sulle pendici orientali del monte Eta, che può consentire di aggirare gli opliti e di prendere Leonida e i suoi uomini alle spalle.
Giorno 3
All’alba del terzo giorno, Efialte guida, insieme al generale persiano Idarne, una avanguardia verso la cima di un colle, superato il quale avrebbe aggirato i nemici. A sbarrargli la strada in teoria c’è l’avanguardia composta dai focesi, messi lì da Leonida.
Tuttavia questi, forse perché coscienti che non avrebbero potuto resistere a lungo, forse perché sorpresi della comparsa degli avversari, si disperdono quasi immediatamente e inviano degli emissari per avvisare dell’accerchiamento. I persiani dal loro canto non ingaggiano battaglia con questo contingente, in quanto ansiosi di poter completare l’accerchiamento delle Termopili.
Una volta compreso quanto accaduto Leonida prende le decisioni che lo renderanno immortale nell’immaginario comune e negli estimatori di questo momento di storia antica. Manda via il grosso dell’esercito, consentendo così di poter allertare le città a sud delle Termopili dell’ imminente pericolo. Rimane con i suoi 299 spartiati e un migliaio di altri soldati greci, 700 tespiesi e 400 ostaggi tebani secondo Erodoto.
Gli storici si sono arrovellati molto nel tentativo di capire quanto accaduto in queste ultime drammatiche ore e il perché delle decisioni di Leonida e dei suoi alleati. Per quanto riguarda la decisione di far allontanare il grosso dell’ esercito e di restare con un piccolo gruppo, molti a lungo hanno ipotizzato che fosse semplicemente nel rispetto della tradizione di Sparta, che impone ai suoi soldati di combattere fino alla vittoria o fino alla morte. La resa non era un’opzione. Però è lecito chiedersi, se Leonida è cosciente della sconfitta perché non si è ritirato anche lui?
Probabilmente è la sua esperienza e le sue abilità di comandante a fargli capire che fuggendo tutti insieme sarebbero stati tutti un bersaglio facile per la cavalleria nemica. Restando con un piccolo gruppo può coprire la ritirata del grosso delle forze e garantire la sopravvivenza di contingenti necessari per il futuro. Per farlo però è necessario il sacrificio di un piccolo gruppo. Stesso ragionamento sull’idea opposta di rimanere a difendere il passo con tutto l’ esercito. Rimanendo tutti sarebbero stati massacrati al completo, lasciando indifesa tutta la parte centrale della Grecia e senza avvertimento.
Per quanto riguarda i Tespiesi, il contingente è costituito da tutti gli opliti che la città di Tespie è in grado di fornire. Sono guidati da Demofilo e semplicemente si rifiutano di abbandonare gli alleati. Per i tebani invece si è sempre discusso sulla loro posizione controversa. Erodoto ci dice che sono stati inclusi come ostaggi nell’ esercito greco.
Tebe ha una politica filo persiana, che le conviene in chiave anti ateniese. Atene cerca infatti di interferire nella politica tebana di controllo della Beozia, la regione confinante con l’attica di Atene. Dopo la caduta di Leonida, Tebe passa allo schieramento persiano e accusa Tespie e Platea di essere le uniche città della beozia presenti nella lega ellenica e storiche alleate di Atene. Le città sono incendiate e i cittadini costretti alla fuga.
Quindi nella lega ellenica non c’è molta fiducia verso la città di Tebe. Il battaglione tebano è ostaggio per capire il comportamento della città di Tebe. Erodoto propende per l’idea che Leonida lì abbia costretti. Però ci si può chiedere: allora perché è presente un contingente tebano? E perché resta con Leonida quando ormai la situazione è disperata?
Tuttavia Plutarco analizzando i testi dello storico greco non capisce perché costringere un battaglione del quale non ci si fida in primo luogo a combattere prima e poi a restare nel momento più critico. Plutarco propende per un’altra ipotesi, ovvero che il battaglione dei tebani è costituito da quella parte di cittadinanza che non è d’accordo ad una alleanza con i persiani e si ritrova estromesso dalla vita cittadina. Preferiva la lotta ad un futuro incerto che comunque non poteva avere a Tebe in caso di sconfitta.
Nel frattempo Serse ha fatto delle libagioni, come richiesta di fortuna agli dei e soprattutto per dare il tempo a Idarne e i suoi uomini di prendere alle spalle i greci. Una volta arrivato il momento opportuno, da ordine di attaccare. I greci rimasti abbandonano la posizione difensiva optata nei giorni precedenti. Lo scontro avviene nella parte ampia della gola e i greci tentano il tutto per tutto cercando di uccidere quanti più persiani possibile. Erodoto ci racconta che lottarono finché le lance non si spezzano, per passare poi agli xiphoi, le spade corte greche.
Nella mischia cadono personaggi importanti, come i fratelli di Serse e ad un certo punto Leonida stesso. Sul suo corpo si accende una lotta furiosa tra i greci e persiani. Una volta messo al sicuro il corpo del proprio comandante, i greci si ritirano su una collinetta alla comparsa di Idarne e i suoi uomini. Questa manovra apparentemente lascia indietro i tebani, che vistisi staccati dai compagni si arrendono. Gli altri cadranno a breve nell’ultimo eroico sforzo di resistere.
Così si conclude la battaglia delle Termopili. Le conseguenze sono ben presto evidenti a tutta la Grecia, che deve affrontare altri drammatici momenti prima di arrivare alla vittoria finale a Platea. L’articolo finisce qui. Se sei arrivato fino a questo punto della lettura direi che è stato di tuo gradimento.
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Video informativo sulla battaglia sul canale
- La Biblioteca d’Alessandria: La Battaglia delle Termopili, tra storia e leggenda
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Mauro Corsaro, Luigi Gallo, Storia Greca, Carocci Editore, Roma, Terza edizione, 2021.
- Marco Bettalli, Anna Lucia D’Agata, Anna Magnetto, Storia Greca, Carocci, 2021.
- Erodoto, a cura di Aristide Colonna e Fiorenza Bevilacqua, Le storie, Utet, 2023.