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La battaglia della Marna: i piani dei comandi
Alfred von Schlieffen, capo di stato maggiore tedesco fino al 1906, nel 1905 elabora un piano il cui obiettivo finale è l’invasione della Francia. Egli prevede l’aggiramento delle forze francesi passando dal Belgio. Quest’azione a tenaglia comporta lo spiegamento di 53 divisioni sull’ala destra, lasciandone solo 8 sull’ala sinistra, dove il Reno fa da confine tra Germania e Francia.
Il piano Schlifflen consiste quindi nella previsione di uno sfondamento rapido tramite il territorio belga con la forza di aggiramento tedesca che, tramite un movimento ad arco, arriva a Parigi passando dalla Francia settentrionale. Inoltre, la lungimiranza del capo di stato tedesco di quegli anni porta a predisporre solo 10 divisioni sul fronte russo, prevedendo l’impreparazione dell’esercito dello Zar Nicola II, concentrando il grosso delle sue forze sulla Francia, vista la possibilità di un corpo di spedizione inglese.
Nel 1914 il comando è, però, di Helmut Von Moltke, il quale modifica il piano Schlieffen in alcuni punti cruciali. Vengono aggiunte 8 divisioni all’ala sinistra e solo una a quella destra, variando la tesi iniziale consistente nel concentramento del maggior numero di forze possibili verso il Belgio. Inoltre, i piani iniziali prevedono di schierare l’esercito sul confine belga in modo da attirare le forze francesi, cercando di evitare fino all’ultimo di minare la neutralità belga senza un pretesto.
Von Moltke preferisce attaccare immediatamente Anversa, attirando le antipatie dei paesi neutrali. A riguardo, il Primo Ministro inglese Herbert H. Asquith afferma:
La Gran Bretagna non rinfoderà la spada finché i torti subiti dal Belgio non saranno ripagati”.
Da parte francese in quegli anni è sorta una nuova corrente militare, la quale, forse influenzata dal mito di Napoleone Bonaparte, predilige l’azione offensiva a quella difensiva. Su queste convinzioni il capo di stato maggiore Joffre elabora il Piano XVII, che si basa su un’errata sottovalutazione delle forze tedesche. Inoltre, le previsioni francesi prevedono una possibile avanzata tedesca per il Belgio, ma passando per le Ardenne, ritenendo improbabile un aggiramento più ampio.
I giorni che precedono la battaglia della Marna: la cecità di Joseph Joffre
Nell’agosto 1914 le linee ferroviarie tedesche portano più di tre milioni di uomini al fronte. Ad inizio del mese si aprono le ostilità, i tedeschi, nonostante l’accanita resistenza belga, penetrano rapidamente. Il 20 agosto Bruxelles, nei cui pressi di trovano gli ultimi ostacoli fortificati, viene occupata. Contemporaneamente, i francesi avviano un’offensiva dalla parte opposta del fronte, in Alsazia e Lorena, venendo però respinti dall’ala sinistra tedesca. Ad essa Von Moltke affida il compito di tenere impegnati più francesi possibile, aggiungendo le 6 divisioni di riserva inizialmente riservate all’ala destra, discostandosi ancora una volta di più dalla volontà di Schlieffen.
La cecità da parte di Joffre porta i comandi francesi, e di conseguenza anche quelli inglesi, a sottostimare le divisioni tedesche ed a pensare che l’attacco del Kaiser sia stia svolgendo nelle Ardenne. La Terza e la Quarta armata francese si dirige alla cieca nelle Ardenne, trovandosi di fronte 20 divisioni tedesche, le quali respingono l’attacco.
A nord, la Quinta armata francese e il contingente inglese, forte di 4 divisioni, per poco non entrano nella trappola tedesca, ritirandosi prima dello scontro con altrettante 30 divisioni predisposte da Von Moltke. In seguito alla perdita di Namur e alla comparsa della Prima armata tedesca sulla Mosa, il 24 francesi e inglesi iniziano la ritirata verso la Marna. Joffre, conscio del fallimento del suo Piano XVII, arretra la nuova linea difensiva, ruotando intorno al perno di Verdun.
I giorni che precedono la battaglia della Marna: la follia di Von Moltke
Nonostante la spinta tedesca stia funzionando, Von Moltke decide di distaccare 7 divisioni per attaccare centri di minore importanza, in contraddizione col Piano Schlieffen che prevede l’uso di divisioni di riserva per questo compito. Ulteriori 4 divisioni vengono tolte all’ala destra e destinate al fronte russo, decisione motivata dalla convinzione che la vittoria sia ormai certa.
Il capo di stato maggiore tedesco, una volta iniziata la ritirata franco-inglese, dà l’ordine all’ala sinistra e al settore centrale di convergere su Verdun con un movimento a tenaglia, disponendo l’ala destra davanti a Parigi, mettendo quindi da parte la conquista della capitale.
Il fattore logistico è importante al pari di quello militare: la rapida avanzata amplia sempre di più la distanza tra le truppe e i centri di rifornimento, gli uomini risultano estremamente spossati. Il trasporto, invece che per via ferroviaria, avviene tramite camion da trasporto costretti a percorrere strade dissestate. Ad inizio settembre la distanza tra la prima linea e l’ultimo scalo ferroviario è di 150 chilometri. Inoltre, i francesi adottano la tattica della “terra bruciata” ad ogni villaggio che si lasciano dietro.
La battaglia della Marna
Ad inizio settembre, con la conversione della maggior parte delle forze tedesche verso Verdun già in atto, i francesi si accorgono in particolare del movimento della Prima armata del generale Kluck che si stacca dal fianco destro per dirigersi verso l’interno.
Il 3 settembre il governatore militare di Parigi Gallieni, colui che ha intuito le intenzioni tedesche, incarica la neo-costituita Sesta armata del generale Maunoury di attuare un’offensiva sullo scoperto fianco destro tedesco. Il giorno successivo Joffre approva la proposta e la mattina del 5 settembre l’intera ala sinistra francese attacca, costringendo Kluck a tornare sui suoi passi e a mandare rinforzi all’ala destra.
Contemporaneamente gli inglesi continuano la loro ritirata verso sud, nonostante l’attacco francese sia iniziato. Questa “scomparsa” da parte inglese ha però un’involontaria utilità: i comandi tedeschi, convinti di aver messo in rotta il corpo di spedizione, sottrae alcune divisioni per inviarle sulla Marna. Quando poi gli uomini del generale French il 6 settembre invertono la marcia viene a crearsi scompiglio tra le linee del Kaiser, i rapporti giunti ai comandi inducono il generale Bülow a ritirare la sua Seconda armata. Sir John French scrive:
“Per cinque giorni siamo stati inseguitori anziché inseguiti (…) per i tedeschi è stato l’inferno”.
Entro l’11 settembre Von Moltke ordina la ritirata a tutte le armate oltre la Marna, il 13 oltre l’Aisne, arretrando di quasi 100 chilometri rispetto alle posizioni di pochi giorni prima. Nei quattro giorni in cui avviene lo scontro, prendono parte più di 1 milione di tedeschi, con 250,000 perdite, contro 1 milione di francesi e più di 200 mila inglesi, con 260,000 perdite.
L’esito della battaglia della Marna
La battaglia della Marna apre una crepa di 50 chilometri tra le linee tedesche, in cui le forze alleate riescono ad infilarsi, mettendo alla luce tutte le difficoltà che quella frenetica avanzata ha accumulato fino a quel momento. Gli anglo-francesi, nonostante la lunga breccia, non riescono a trasformare la battaglia in una vittoria decisiva. La spinta dell’armata di Maunoury non è abbastanza energica per poter rompere le linee di Kluck, mentre da sud le divisioni inglesi del generale French e la Quinta armata del generale d’Esperey non riescono a sfruttare a pieno il varco che si è aperto.
Questa mancanza di opportunismo va imputata sia all’impraticabilità del terreno di scontro, il quale era pieno di piccoli corsi d’acqua, sia alla poca iniziativa dei comandanti francesi ed inglesi. Da parte tedesca non viene riportata una grande sconfitta militare, tant’è che le linee vengono riorganizzate in breve tempo sul fiume Aisne.
È però la fine del Piano Schlieffen, il sogno di una conquista rapida della Francia per rivolgere tutte le attenzioni alla Russia. È la fine della guerra di movimento e l’inizio della guerra di trincea sul fronte occidentale, la quale si protrarrà ancora per molti anni. I tedeschi dovranno aspettare il blitzkreig del 1940 per arrivare di nuovo così vicino a Parigi.
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- Martin Gilbert, La grande storia della Prima guerra mondiale, Mondadori, 1998.
- Henry Isselin, La battaglia della Marna, Sansoni Editore 1964.