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Il 15 febbraio 1944 inizia il bombardamento di Montecassino. L’abbazia benedettina sita sulla sommità del monte verrà distrutta.
L’abbazia di Montecassino
Verso il 529 san Benedetto giunse su Montecassino dove fondò il monastero. Utilizzò alcuni edifici preesistenti per erigere una cappella a san Giovanni Battista, un’altra a san Martino di Tours e per la residenza sua e dei suoi compagni. Vi trascorse gli ultimi anni della sua vita, scrivendo la regola e organizzando il luogo in modo da accogliere i monaci che vi affluivano. Qui poi fu seppellito con la sorella Scolastica. L’abbazia, nel corso dei secoli, subì diversi saccheggi e distruzioni e successive ricostruzioni
La linea Gustav
Nel dicembre 1943 era ormai chiaro ai comandanti alleati che la campagna d’Italia si sarebbe protratta a lungo. Roma non sarebbe stata raggiunta velocemente. L’avanzata da Salerno era già stata tanto lenta e dispendiosa in termini di truppe e di materiale bellico. Nel gennaio 1944 gli Alleati dovevano attaccare la più formidabile di tutte le linee fortificate: la linea Gustav. Il 22 gennaio con lo sbarco di Anzio si cercò di aggirarla. Il generale Clark era convinto che lo sbarco avrebbe costretto i tedeschi a ritirarsi a nord per evitare il pericolo di accerchiamento. Il 24 iniziò la prima battaglia di Cassino con lo scopo di sfondare la linea Gustav. Il tentativo fallì e l’attacco fu fermato il 12 febbraio.
Il bombardamento di Montecassino
Agli inizi del dicembre 1943 i tedeschi avevano dichiarato “zona neutrale” una fascia di 300 metri intorno a Montecassino e non vi avevano stanziato alcun soldato, ma ciò non impedì loro di utilizzare le caverne vicino alle fondamenta come magazzini per le munizioni, distruggere le costruzioni attorno al monastero e a Cassino per migliorare il campo di tiro, posizionare tutt’attorno mitragliatrici, armi pesanti e punti d’osservazione per l’artiglieria: l’abbazia, di fatto, fu integrata nel fronte difensivo. Secondo i resoconti dei monaci la “zona neutrale” fu abolita già il 5 gennaio 1944 e, durante la sua pur breve esistenza, l’abate Diamare ebbe diverse occasioni per lamentarsi delle violazioni tedesche.
Si decise di prendere Cassino e Montecassino. La mattina del 15 febbraio, 142 bombardieri pesanti e 114 medi distrussero l’antica abbazia di Montecassino. Le potentissime bombe sganciate sul venerabile edificio lo ridussero ad un cumulo di macerie. Il massiccio bombardamento a tappeto uccise un gran numero di civili che avevano cercato rifugio nel monastero e ancor più numerosi tedeschi nelle postazioni sui colli circostanti, oltre a quaranta uomini della divisione indiana nei loro rifugi lungo il fianco della montagna.
Per merito dell’allora arciabate Gregorio Diamare, e del colonnello Julius Schlegel della Divisione corazzata “Hermann Göring”, i tedeschi prima della battaglia misero in salvo i più importanti cimeli bibliografici e l’archivio al completo. Nella cripta, la tomba di san Benedetto rimase intatta nonostante una granata di opice che la colpì miracolosamente non esplose.
Quest’opera di distruzione non giovò affatto agli Alleati. Anzi quelle macerie furono immediatamente sfruttate dai tedeschi come validissimi punti d’appoggio per la loro difesa. Dopo una terza offensiva sferrata il 15 marzo, conclusasi con la distruzione di Cassino, la resistenza tedesca fu piegata solo nel maggio 1944 con l’operazione Diadem. Dopo questa azione le forze Alleate poterono aprirsi la strada per l’occupazione di Roma,
La ricostruzione dell’abbazia
La ricostruzione, iniziata subito dopo la fine della guerra, fu effettuata grazie all’aiuto del governo italiano e di privati americani. Il restauro fu realizzato dal 1948 al 1956 restituendola alla condizione originaria. La maestosa chiesa abbaziale, completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale, fu completamente ricostruita e consacrata da papa Paolo VI nel 1964.