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La recensione della serie tv Netflix Barbari (Barbaren)

Recensione della serie tv Barbari (Barbaren) disponibile su Netflix dal 23 ottobre 2020 che ha scalato le classifiche di molti Paesi. Il successo della serie che racconta la battaglia di Teutoburgo dal punto di vista della popolazione germanica è stato tale che la piattaforma ha già annunciato la seconda stagione.

di Medea Santonocito
2 Marzo 2021
TEMPO DI LETTURA: 5 MIN
Barbari
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CONTENUTO

  • Incipit della serie tv Barbari
  • Barbari, trama della serie tv
  • Barbari, trailer
  • Il contesto storico della serie tv Barbari
  • Barbari: curiosità legate alla serie tv

La prima stagione della serie diretta da Barbara Eder e Stephen St. Leger si sviluppa in sei episodi e narra in maniera romanzata le vicende che hanno portato alla disfatta romana di Teutoburgo. Le vite di tre giovani membri della tribù germanica dei Cheruschi si trovano al centro di quello che sarà un evento decisivo per la storia romana.

La serie è resa interessante dal fatto che tutti i personaggi romani parlano in latino, al contrario dei Germani che parlano nella lingua dello spettatore, promuovendo così un’immedesimazione con il punto di vista dei Barbari.

Incipit della serie tv Barbari

“Tre legioni romane avanzano verso la Germania. L’esercito più grande del mondo incontra una moltitudine di tribù in disputa. I Romani li definivano Barbari. Questo incontro cambiò il corso della storia.”

Barbari, trama della serie tv

Siamo nel 9 d.C. Il senatore Publio Quintilio Varo (Gaetano Aronica) è stato nominato governatore dei territori romani nella provincia della Germania. Al suo fianco c’è il figlio adottivo Arminio (Laurence Rupp), barbaro di nascita ma cresciuto secondo i valori romani, il quale si trova ora al comando di una coorte ausiliare cherusca dell’esercito.

Gli eccessivi tributi imposti da Roma fomentano il malcontento delle tribù germaniche, gettando le basi per una rivolta contro l’impero. È in questo contesto che Arminio, dibattuto fra le sue origini e la fedeltà verso Roma, decide di tradire Varo e ricongiungersi con i suoi amici d’infanzia Thusnelda (Jeanne Goursaud) e Folkwin (David Schütter). I tre riescono, non senza problemi, a riunire numerose tribù germaniche e a tendere un agguato fatale alle legioni romane.

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La fiducia che Varo nutre nei confronti di Arminio è tale da renderlo cieco di fronte a quello che sta per accadere: una scelta incauta, quella di avventurarsi nella selva di Teutoburgo, che lascerà il segno nella storia dell’Impero romano.

Barbari, trailer

Il contesto storico della serie tv Barbari

L’imperatore Augusto attua una politica di consolidamento dei confini romani. Egli preferisce rendere più sicure le provincie sino ad allora conquistate piuttosto che espandere ulteriormente i territori dell’impero. Un confine alquanto turbolento è quello che in Germania corre lungo i fiumi Reno e Danubio. Nel 7 d.C. Augusto decide di inviare a governare la provincia Publio Quintilio Varo, un burocrate piuttosto che un uomo d’armi.

Il contesto che Varo si trova ad affrontare è quello di un limes difficile da difendere e di una regione popolata da numerose tribù germaniche che hanno più volte manifestato la loro insofferenza verso la dominazione romana. Una popolazione bellicosa e amante della libertà:

“…da tanto tempo fatichiamo a vincere la Germania. Molte, in così lungo corso di tempo, le perdite reciproche. Non i Sanniti, non i Cartaginesi, non le Spagne e le Gallie e neppure gli stessi Parti hanno tanto spesso avanzato la loro minaccia: più tenace del regno di Arsace è la libertà dei Germani.” (Tacito) (1)

A quanto pare, le politiche di Varo nei confronti della popolazione e i pesanti tributi imposti suscitano ulteriore malcontento. Nel 9 d.C. giunge notizia di una disputa fra tribù nel territorio dei Cheruschi, per la quale è necessario l’intervento romano. A informare Varo è il giovane Arminio, un principe cherusco che ha fatto carriera nell’esercito imperiale: prefetto di una coorte ausiliaria, si è distinto per il suo valore sul campo di battaglia, guadagnandosi la cittadinanza romana, il titolo di cavaliere (eques) e soprattutto la fiducia di Varo.

Nel settembre del 9 d.C. è tempo di trasferire le truppe verso i campi invernali. Per far fronte agli incidenti citati, Varo conduce le sue tre legioni (XVII, XVIII, XIX), gli ausiliari, gli schiavi e i civili al seguito lungo una deviazione che li avrebbe portati dentro una fitta zona boscosa e ricca di paludi: la selva di Teutoburgo.

Ad attenderli c’è una coalizione di tribù germaniche guidate proprio da Arminio. I Romani – impreparati e appesantiti dai bagagli – vengono colti di sorpresa. La natura del terreno boscoso ostacola l’organizzazione di qualsiasi difesa o contrattacco, mentre favorisce gli agguati improvvisi degli avversari. Una forte pioggia rende ancora più pesante l’armatura dei legionari che si ritrovano a combattere in mezzo al fango. Lo stesso Varo preferisce togliersi la vita. È un massacro.

Il disastro della battaglia di Teutoburgo lascia una ferita profonda nella storia romana. Da quel momento in poi, Roma rinuncia alla conquista del resto della Germania, ristabilendo il confine sui fiumi Reno e Danubio. Non vengono mai più battezzate le legioni XVII, XVIII e XIX in segno di rispetto. Sei anni dopo, Germanico cercherà di risanare l’onore romano, nonché di rendere omaggio ai caduti. (2)

Barbari

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Barbari: curiosità legate alla serie tv

  • Se da un lato Barbari si può ritenere una serie accurata per certi versi – ad esempio, l’uso del latino classico, la varietà delle armature dei legionari e dei costumi dei Germani – è anche vero che dall’altro si prende alcune libertà narrative per motivi di intrattenimento. La relazione fra Varo e Arminio nella serie è quella tra padre e figlio adottivo. In realtà Segimer, re dei Cheruschi, cede suo figlio Arminio all’impero come pegno per garantire la pace fra i due popoli; tuttavia, egli non viene adottato da Varo. Si tratta, insomma, di un espediente narrativo al fine di amplificare il dramma personale e interiore di Arminio. Sulla stessa scia anche l’introduzione del personaggio fittizio di Folkwin e del triangolo amoroso fra i tre giovani cheruschi.
  • La figura di Thusnelda è quella di una donna forte e pronta a combattere in prima persona. Viene rispettata e quasi temuta dalle altre tribù per via di un presunto dono da veggente. Non abbiamo molte notizie storiche su Thusnelda, ma possiamo dire che la sua rappresentazione non è del tutto infondata. Tacito così scrive riguardo allo status delle donne nella società germanica: “Attribuiscono anzi alle donne un che di sacro e di profetico e non ne sottovalutano i consigli o ne disattendono i responsi.” (3)
  • La pronuncia latina di alcuni personaggi può sembrare a un primo ascolto diversa da quella che generalmente viene insegnata a scuola. Infatti, viene utilizzata la pronuncia classica o restituita, ossia un tentativo di ricostruzione dei suoni che si potevano ascoltare nella Roma classica. La pronuncia ecclesiastica è invece quella che è giunta sino a noi.
  • Barbari è una produzione tedesca e in quanto tale ci racconta la storia di Teutoburgo dal punto di vista dei sottomessi. Da tale prospettiva ne risulta una rappresentazione meno stereotipata dei Germani.
  • Arminio e la foresta di Teutoburgo sono diventati due simboli nell’immaginario collettivo tedesco, in particolare durante il periodo del Romanticismo e del risveglio del nazionalismo. Com’è facile intuire, questi simboli hanno avuto un ruolo importante anche nell’ideologia nazista e lo mantengono tuttora negli ambienti dell’estrema destra.

 

(1) Publio Cornelio Tacito, De origine et situ Germanorum, Cap.37, IX-XIII.

(2) Andrea Frediani, Le grandi battaglie di Roma antica. I combattimenti e gli scontri che hanno avuto come protagonista la città eterna, Newton Compton, 2012, capitolo 12.

(3) Publio Cornelio Tacito, De origine et situ Germanorum, Cap.8, VI-VIII.

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Medea Santonocito

Medea Santonocito

Ha conseguito la laurea magistrale in Storia Contemporanea all'Università di Edimburgo, presentando una tesi sul rapporto fra Primo Levi e la sua identità ebraica dal titolo "Anti-Semitism and identity. How discrimination reawakened Primo Levi's Jewishness". In passato ha lavorato e collaborato con musei, archivi e associazioni culturali. Ha contribuito con la stesura di un capitolo al libro "Il fondo fotografico di Gio Batta Sina. 1885-1967". Attualmente sta svolgendo ricerche riguardo ai prigionieri di guerra italiani (POWs) che durante la Seconda guerra mondiale caddero in mano agli Alleati. È traduttrice di testi, alcuni dei quali a carattere storico.

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