Il 17 aprile 1961 l’esercito cubano respinge l’invasione della Baia dei Porci, pianificata sotto l’amministrazione Eisenhower e organizzata dalla CIA.
La preparazione dell’invasione della Baia dei Porci
La vittoria di Fidel Castro e dei rivoluzionari cubani, sancita dall’arrivo a L’Avana nel gennaio 1959, divenne un serio problema per gli Stati Uniti dal momento che il nuovo governo socialista iniziò a rovesciare totalmente il potere di grandi aziende e banche d’affari americane sull’isola.
La loro nazionalizzazione, la chiusura dei casinò e la fine del turismo sessuale negli alberghi di lusso americani, come la riforma agraria per la redistribuzione delle terre ai contadini, avevano mandato un chiaro segnale di quale piega avesse preso Cuba sotto il nuovo regime castrista. A questo si aggiunse l’immediata collaborazione internazionale con l’Unione Sovietica.
Cuba rappresentava una minaccia per gli Stati Uniti sia dal punto di vista economico – visti gli interessi delle aziende americane colpiti dalle riforme castriste – ma soprattutto dal punto di vista politico. Il nuovo governo socialista di Cuba poneva infatti la minaccia di un’estensione del socialismo anche agli altri stati dell’America Latina, da sempre considerata il “cortile di casa” degli Stati Uniti. Fu in questo contesto che, già sotto la presidenza di Dwight Eisenhower, si pensò di pianificare un’operazione in grado di rovesciare il regime castrista.
L’operazione Zapata, questo il nome in codice dell’invasione, nacque da Allen Dulles, allora a capo della CIA. I dubbi sulla riuscita di questa operazione, però, attanagliavano il presidente Kennedy e parte del suo entourage. Infatti, ancora all’inizio di aprile, il presidente non era pienamente convinto dei piani di Dulles.
Secondo il presidente, l’operazione avrebbe dovuto essere silenziosa e il ruolo della CIA nell’addestrare i circa 1200 esuli cubani non sarebbe dovuto venire alla luce. Sia la CIA che il presidente Kennedy si accorsero presto di aver drammaticamente sottovalutato la forza dell’esercito di Castro e la volontà del popolo cubano.
Il fallimento dell’invasione della Baia dei Porci
Le mappe sulle quali la CIA aveva pianificato l’invasione di Playa Giròn – come viene conosciuta a Cuba – erano datate 1895 e perciò totalmente inadeguate a far fronte a ciò che era divenuta quella spiaggia: piena di rovi, radici e fango. Il 15 aprile otto bombardieri B-26 americani lanciarono un attacco alla flotta cubana distruggendo cinque aerei e danneggiandone un’altra decina. Tra il 16 e il 17 iniziarono gli sbarchi a Playa de la Giròn dove ad attendere gli esuli invasori vi era la flotta cubana insieme all’esercito.
La battaglia durò poco più di tre giorni, durante i quali il coinvolgimento americano iniziò ad essere scoperto e con esso venne meno la mancata copertura aerea degli invasori. Al termine della battaglia, quasi 1200 invasori vennero fatti prigionieri, la Nuova Frontiera kennedyana subì un notevole colpo nell’immaginario globale mentre la figura di Fidel Castro, così come il suo potere, ne uscirono rafforzati.