La notte dell’8 febbraio 1904 la flotta imperiale giapponese lanciò un attacco alla flotta russa ormeggiata a Port Arthur, in Manciuria. L’episodio segnò l’inizio della guerra russo-giapponese, conclusasi nel 1905 con la vittoria giapponese.
8 febbraio 1904, il Giappone attacca la Russia a Port Arthur
Russia e Giappone erano da lungo tempo in contrasto per le rispettive mire imperialistiche in Asia, specie su Manciuria e Corea. Il Giappone, dopo la Restaurazione Meiji del 1868, si era andato modernizzando e voleva essere riconosciuto come potenza alla pari dagli stati occidentali. Questo comportava a sua volta lo sviluppo di mire espansionistiche nella regione asiatica. La Russia zarista, come le altre potenze europee, mirava già da tempo ad una espansione verso oriente. Un elemento che certo preoccupava il nascente imperialismo giapponese.
E’ in un clima di tensione crescente che i due imperialismi vanno a confliggere la notte del 4 febbraio del 1904, quando i cacciotorpediniere giapponesi decidono di attaccare la flotta russa ormeggiata a Port Arthur, in Manciuria. La scintilla che innescò il conflitto fu la questione coreana, da tempo nelle mire espansionistiche sia dei russi che dei giapponesi e situata proprio a pochi chilometri da Port Arthur.
La conclusione della guerra
L’attacco di Port Arthur segnò l’inizio di un conflitto che durò fino al settembre del 1905 quando, con la firma del Trattato di Portsmouth, grazie anche alla mediazione del presidente statunitense Theodore Roosevelt, le due potenze posero fine alla guerra.
La Russia, sconfitta, dovette cedere il controllo di Port Arthur e riconoscere la Corea come parte della sfera di influenza giapponese. Pochi anni dopo, nel 1910, il Giappone avrebbe trasformato il suo protettorato sulla Corea in un vero e proprio dominio coloniale, il quale terminò solamente con la resa giapponese nella seconda guerra mondiale.