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“Noi abbiamo una forma di governo che non imita le leggi altrui, anzi fa essa da modello agli altri, il suo nome è democrazia, perché lo Stato è dei molti e non dei pochi. In base alle leggi tutti hanno uguale diritto; chi sale agli onori politici è prescelto non per la classe a cui appartiene ma per la sua virtù.” (dal discorso di Pericle riportato da Tucidide)
Quali sono le tappe salienti della storia antica della città di Atene che portano alla nascita della democrazia? E quali le caratteristiche del governo democratico?
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Storia Atene antica, le origini
Stando al mito pare che il primo re di Atene sia stato l’egizio Cecrope fino a quando l’eroe Teseo non riunisce in una sola città le dodici borgate in cui si divide il territorio dell’Attica. L’ultimo re Codro, invece, sembra sia morto durante una battaglia combattuta per respingere un’invasione della popolazione dorica; anche Atene infatti, come le altre città, è per diverso tempo una roccaforte micenea e riesce però ad evitare la distruzione negli anni dei grandi sconvolgimenti politici delle invasioni.
Inizialmente la struttura sociale di Atene è di tipo tribale poiché la popolazione si suddivide in quattro tribù composte a loro volta da raggruppamenti famigliari. E’ dunque un’organizzazione fondata principalmente sui legami di sangue. Trai vari gruppi si distinguono: il Ghénos, la stirpe alla quale appartengono solo gli aristocratici; i Tìasi che rappresentano i plebei; gli Orgheones nei quali rientrano anche stranieri stabilmente residenti ad Atene che hanno un cittadino quale garante.
La nascita della polis
In antichità il termine polis indica la parte alta di una città, dove si trovano il palazzo del re e il tempio dedicato alla divinità protettrice, poliàde. Per riferirsi al fatto che sia difficile accedere a questa realtà cittadina si iniziano ad utilizzare con il passare del tempo diversi aggettivi che portano alla nascita del termine acròpoli.

Alle origini quindi la parola polis non indica il luogo dove abita il popolo, le cui abitazioni si trovano, invece, nella parte bassa della città detta àsty. Col tempo. però, il rapporto tra zona alta e zona bassa delle città muta profondamente: l’àsty si espande e grazie allo sviluppo del commercio e dell’agricoltura si arricchisce ulteriormente.
La distinzione tra acropoli e asty perde il proprio significato originale e a partire dall’VIII secolo a.C. la parola polis inizia ad indicare il centro abitato nella sua totalità e, sopratutto, a rappresentare un’entità politica autonoma. Le poleis, che si formano in Grecia sull’esempio delle altre colonie, hanno inizialmente un governo aristocratico per poi arrivare ad acquisire caratteri democratici; i titolari della sovranità diventano tutti i membri della polis stessa, ovvero i cittadini (polìtai).
L’acropoli e l’agorà
I due poli attorni ai quali si svolge la vita dei greci nelle loro città-stato sono l’acropoli e l’agorà: la prima rappresenta il centro della vita religiosa della polis, ovvero il punto in cui è presente il tempio della divinità poliade; la seconda, invece, è la piazza che ospita il mercato e il luogo dove si svolge la vita pubblica dei cittadini.
L’esistenza di una piazza del mercato all’interno del centro abitato è ciò che, secondo lo storico Erodoto, segna più di ogni altro aspetto la differenza tra greci e persiani. Nelle città più piccole l’agorà costituisce anche il punto in cui si riuniscono i cittadini per governare la città o per ascoltare le decisioni dei governatori. Tale divisione tra vita religiosa e quella pubblica si è tramandata anche nelle società delle epoche storiche successive.
Atene antica, la prima legislazione di Dracone
La prima legislazione ateniese risale al 620 a.C. quando Dracone emana una legge sull’omicidio che segna la fine del regime della vendetta privata e la nascita del diritto penale. Con tale legge chiunque venga accusato di aver commesso un omicidio non è più esposto alle rappresaglie dei parenti della vittima ma deve essere sottoposto a processo pubblico per accertarne la colpevolezza.
Tra le altre disposizioni si prevede che la pena per gli omicidi commessi volontariamente sia diversa per quelli considerati involontari; nel caso di omicidio legittimo, come ad esempio la morte di un uomo sorpreso mentre intrattiene rapporti sessuali con una donna sposata, l’autore del delitto è giustificato e dunque non punibile penalmente.
Anche se è passato alla storia come un legislatore severo, tanto che ancora oggi utilizziamo l’aggettivo draconiano in questo senso, Dracone con le sue misure tenta di rendere la vita civile ateniese meno crudele, introducendo le prime garanzie giuridiche della storia di Atene.
Atene antica, periodo aristocratico
Nel corso del VII secolo a.C. Atene è governata da un magistrato unico, chiamato basiléus, che detiene l’esercizio totale della sovranità. La classe degli aristocratici non resta però a guardare e inizia a limitare il suo potere affiancandogli altri magistrati: l’arconte, al quale sono affidati compiti in materia di diritto famigliare, il polemarco che si occupa dell’ambito militare, sei tesmoteti, i legislatori incaricati di controllare la legalità degli atti normativi emanati e delle delibere delle assemblee.
Con queste trasformazioni Atene passa dall’essere una città-stato monarchica ad una forma aristocratica. Ma la vita della polis è in quel periodo complicata e travagliata. I proprietari terrieri sfruttano i loro privilegi e riducono la plebe in condizioni di vita precarie. In molti casi, per ripagare i propri debiti, i più poveri si vendono come schiavi ai loro creditori.
La costituzione di Solone
Scoppiano gravi conflitti all’interno della città tanto che viene deciso di affidare a un magistrato eletto con poteri eccezionali l’arduo compito di scrivere una nuova Costituzione per pacificare gli animi. La persona eletta è Solone, un aristocratico che appartiene alla nobile famiglia dei Medontidi al quale spetta il merito di essere il protagonista di un primo passo verso una forma di costituzione democratica.
La sua opera si conclude nel 594 a.C. con diversi provvedimenti presi tra cui:
- la cancellazione dei debiti e delle ipoteche iscritte a garanzia dei debiti contratti;
- l’impossibilità per ogni cittadino di diventare schiavo di un’altra persona;
- la riorganizzazione della cittadinanza che, sulla base del censo, viene divisa in quattro classi: pentacosiomedimni, cavalieri, zeugiti, teti;
- la possibilità per tutti i cittadini di poter sedere in assemblea e l’obbligo di prestare servizio militare.
Le due classi più benestanti hanno il diritto di candidarsi alle magistrature più alte mentre gli zeugiti possono accedere solo ad alcune magistrature subalterne. E’ sbagliato dunque pensare che la nuova costituzione conceda a tutti uguali diritti e prerogative.
L’istituzione dell’Eliea
Tuttavia la massima concessione che Tolone fa al suo popolo è l’eliea, ovvero un tribunale popolare composto da alcuni giudici sorteggiati fra tutti i cittadini maschi che abbiano compiuto i trent’anni. Inoltre, dopo aver tolto ai nobili tutti i terreni pubblici usurpati nel corso dell’VII secolo e averli ridistribuiti tra contadini e pastori, Solone emana nuove regole sul diritto di famiglia, distinguendo nettamente la forma del concubinato dal matrimonio, per fare chiarezza tra figli legittimi e illegittimi e di conseguenza sui testamenti di successione.
In materia di diritto penale Solone non modifica le leggi di Dracone e terminata la sua opera riformatrice si allontana da Atene. Considerato il padre della democrazia ateniese Solone rappresenta un personaggio saggio e dotato di un grande senso politico; stando a Plutarco ad un amico che gli chiede se pensa di aver dato alla città le leggi migliori egli pare abbia risposto: “Le migliori che loro possano accettare”.
La tirannide di Pisistrato
Le riforme di Solone lasciano scontente le diverse classi sociali; dal contrasto politico emerge un abile politico nobile imparentato con la famiglia di Solone di nome Pisistrato, il quale nel 561 a.C. riesce ad occupare l’acropoli con un contingente di mercenari e diviene tiranno di Atene. Dopo essere stato mandato via dalla popolazione Pisistrato rimane in esilio per dieci anni e successivamente riprende il potere che mantiene fino al 528, l’anno della sua morte.
Il periodo di questa tirannide contribuisce a fare di Atene una grande realtà: attraverso una politica di complessi lavori pubblici sull’acropoli Pisistrato conquista il consenso della popolazione e in politica estera si muove per togliere la città dall’isolamento in cui versava in passato.
Il teatro ateniese e la fine della tirannide
Il tiranno capisce, inoltre, l’importanza di promuovere un’attività culturale: fa raccogliere per iscritto tutti i poemi omerici, che fino a quel momento vengono tramandanti solo oralmente, e istituisce le feste Dionisie nelle quali hanno luogo le rappresentazioni teatrali. Il teatro, che letteralmente significa “luogo dove si guarda” rappresenta la principale invenzione culturale ateniese; esso è prima di tutto un rito collettivo e contemporaneamente una grande festa pubblica organizzata dallo Stato e alla quale partecipa tutta la cittadinanza.
Secondo la tradizione il primo vincitore delle gare è nel 534 il poeta Tespi considerato a tutti gli effetti l’inventore della tragedia. In seguito alla morte di Pisistrato il potere viene assunto dai figli Ippia e Ipparco che, però, non si dimostrano all’altezza del padre generando il malcontento popolare. Ipparco viene assassinato dai due amici Armodio e Aristogitone, mentre per mettere fine al governo di Ippia gli aristocratici convincono Sparta ad intervenire militarmente nel 510 a.C.
Il concetto di cittadinanza per i greci
La cittadinanza è per i greci la forma totalizzante della convivenza: un uomo è, infatti, prima di tutto un cittadino che partecipa attivamente alla vita collettiva e all’amministrazione e la difesa della polis. Per la cultura degli antichi greci il poter esprimere la propria opinione rappresenta la libertà più alta e la parola costituisce l’arma politica più nobile e importante:
“La parola è un grande dominatore che con un corpo piccolissimo e invisibile sa compiere cose più che divine: riesce infatti a calmare la paura, a eliminare il dolore, a suscitare la gioia e ad aumentare la pietà”.
Il buon cittadino è, quindi, colui che nel corso delle assemblee pubbliche prende la parola esercitando quel diritto-dovere che i greci chiamano parrhesìa. Ma quali sono le condizioni necessarie per riconoscere ad un individuo il diritto di cittadinanza? In linea generale tale diritto spetta a tutti coloro che hanno dei padri cittadini, escludendo i non autoctoni; ad Atene però nel 450 a.C. un decreto di Pericle attribuisce importanza anche allo status sociale della madre: da quel momento, infatti, per essere considerati cittadini bisogna avere padre e madre ateniesi.
Oltre che nelle assemblee la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica della città si esprime attraverso dei consigli ristretti ricordati per lo più come Consigli degli anziani.
Clistene, la nascita della democrazia ateniese
Il 508 a.C. è considerato l’anno di inizio del periodo democratico di Atene. Clistene, un aristocratico dissidente, escogita un nuovo sistema geografico dei rapporti politici istituendo in quell’anno il démos, una nuova unità politico-amministrativa. Ogni ateniese al momento della nascita è registrato in un demo al quale deve rendere conto di tutte le attività pubbliche nel corso della vita; in tal modo si solidifica ulteriormente il legame tra il singolo cittadino e la polis.
Clistene raggruppa i demi che dividono il territorio dell’Attica in dieci tribù, a loro volta suddivise in tre sottogruppi detti trittìe. Ogni trittìa rappresenta una diversa classe sociale: quella degli aristocratici, quella dei contadini, quella dei pescatori, commercianti e artigiani. In tal modo in ogni tribù le classi più povere possono avere la maggioranza e diventano la base per la partecipazione alla vita politica.
Gli organi di governo della polis democratica ateniese
Dopo aver suddiviso il territorio e la popolazione Clistene istituisce il Consiglio dei Cinquecento (Boulè), composto da cinquanta rappresentanti per ogni tribù estratti a sorte, consentendo anche ai più poveri l’accesso alle cariche di governo. Con la riforma di Clistene chi detiene il potere è l’Ecclesìa, l’assemblea popolare dove partecipano tutti i cittadini e dove ognuno ha il diritto di parlare e proporre nuove leggi. Mentre in passato l’assemblea si riuniva sporadicamente, a partire da questo periodo si arrivano a svolgere, sulla collina della Pnice in un anfiteatro che conta circa 25 mila posti, anche quaranta riunioni in un anno.
L’ecclesìa ha competenza in materia di politica estera, relativamente alla dichiarazione di guerra e alla stipula di trattati, si occupa della nomina dei magistrati, controllando anche il loro operato, ed è titolare del potere giudiziario; i processi sono competenza esclusiva dall’eliea.
Vi è, inoltre, l’istituto ricordato col nome di ostracismo, con il quale vi è la possibilità di mandare in esilio tutti coloro che sono ritenuti essere pericolosi per la sopravvivenza della democrazia, scrivendo il nome dei sospettati su un pezzo di coccio. Con Clistene l’ostracismo per essere valido prevede la partecipazione alla riunione di almeno sei mila cittadini; col tempo però, tale istituzione verrà sempre più utilizzata con scopi poco nobili e sinceri, diventando una delle armi maggiormente utilizzate nella lotta tra le diverse fazioni.
La nuova democrazia ateniese resiste di fronte ai diversi tentativi tramati da forze esterne per restaurare la tirannide in città, riuscendo con gli anni a consolidare questa forma politica del tutta nuova e mai sperimentata prima.
Focus sul concetto di democrazia ateniese
Con il termine “democrazia” ci si riferisce ad una forma di governo in cui il potere è nelle mani del popolo. Nell’antica Grecia il concetto di demos si riferisce esclusivamente alla popolazione che gode di diritti civili e politici. Ad Atene la democrazia nasce in un contesto politico prevalentemente aristocratico e con lo sviluppo territoriale della città si formano nuove classi sociali, come ad esempio gli artigiani e i commercianti, che producono ricchezza e rivendicano una maggiore partecipazione alla vita politica.
Dal confronto tra i diversi gruppi sociali prende avvio un processo di riforme di stampo democratico che aumentano le garanzie giuridiche dei cittadini. Non mancano però alcune contraddizioni all’interno di questo sistema che coinvolge solo i maschi nati da genitori ateniesi e che esclude completamente le donne dalla vita sociale.
Inoltre la democrazia ateniese inaugura una politica imperiale, con l’intenzione e la volontà di affermare il predominio della polis sugli altri Stati della Grecia. Ammirati dai posteri per intelligenza e cultura, gli ateniesi vengono odiati da tutte le altre realtà statuali greche costrette a subirne i soprusi.
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- Luciano Canfora – Il mondo di Atene
- Cinzia Bearzot – Come si abbatte una democrazia: Tecniche di colpo di Stato nell’Atene antica
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