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Con il cardinale Richelieu vengono poste le basi dell’assolutismo di Luigi XIV
Alla morte di re Luigi XIII (1601-1643), il trono di Francia passa a Luigi XIV (1638-1715), suo figlio primogenito di quattro anni. A causa della sua età è sua madre Anna d’Austria (1601-1666) ad avere la reggenza fino ai 13 anni del giovane sovrano. Ma la morte di Luigi XIII capita ad appena sei mesi da quella del suo onnipotente primo ministro, il celebre cardinale Armand Jean du Plessis, duca di Richelieu (1585-1642). Si tratta dello stesso Richelieu, che nei due decenni precedenti opera per rafforzare la monarchia francese e pone le basi dell’assolutismo di Luigi XIV.
Il cardinale Richelieu è impegnato a lavorare in tre direzioni, abbattendo la potenza militare della famiglia degli ugonotti. In questo modo toglie loro con la forza sia le piazzeforti che i privilegi militari concessi con l’Editto di Nantes. Il culmine di questa lotta è nel 1628 con la presa di La Rochelle. Così, dopo un lungo assedio, Richelieu, impone la supremazia dell’autorità reale, riuscendo a frenare quelle spinte centrifughe che arrivano dalla grande nobiltà, ed esercita un più stretto controllo sull’amministrazione provinciale grazie agli intendenti, cioè un gruppo di commissari di nomina regia che erano dotati di pieni poteri, e sempre inviati nelle varie parti del regno per riscuotere tributi, amministrare la giustizia e mantenere l’ordine. Viene altresì aumentata la tassazione, per fare fronte a diverse spese crescenti richieste per la costruzione della flotta e per aver partecipato alla guerra dei Trent’anni, anche se lo Stato ne reprime duramente le sollevazioni anti-fiscali che sono uno scotto della guerra.
Crisi della corona e accentramento dei poteri di Luigi XIV
Luigi XIV, viene solennemente incoronato a Reims nel giugno 1654, ma per governare deve attendere una volta raggiunta l’età di tredici anni, nel 1665. Nel frattempo, continua il suo apprendistato come monarca. Nel 1660 il sovrano francese prende in moglie Maria Teresa d’Austria (1638-1683), figlia di re Filippo IV di Spagna. In realtà parliamo di un matrimonio già concordato dal Trattato dei Pirenei, sancito il 7 novembre 1559. Un accordo politico che pone fine alla decennale guerra tra il regno di Francia e il regno di Spagna.
Per quanto concerne la politica interna al regno di Francia, Luigi XIV è un sovrano spesso soggetto a minacce da parte dei parigini, costretto a fughe notturne, e si registrano anche diversi intrighi a corte, così come va menzionata la ribellione da parte delle province. Queste situazioni sono precisi indicatori di una certa debolezza da parte della corona che si manifesta in diversi fenomeni che Luigi XIV non voleva si ripetessero e come soluzione, il 10 marzo 1661, il re annuncia al Consiglio di Stato la sua decisione di prendere direttamente nelle proprie mani le redini del governo.
L’origine del termine le Roi Soleil
A seguito della morte di Mazzarino, suo primo ministro, siamo nel marzo 1661, Luigi XIV decide di non rimpiazzarlo, ma dichiara l’abolizione di tutti gli incarichi da primo ministro. Si tratta di una decisione che appare improvvisa e inattesa, e che lascia stupiti tutti i membri della corte. Da quel momento in poi, tutti i ministri vengono scelti dal sovrano in maniera esclusiva. Inoltre, tutti loro dipendevano e rispondevano solo a Luigi XIV. Questa condizione, da un lato ne limita l’autonomia rispetto al monarca ma, dall’altro ne aumenta il potere rispetto al regno. Difatti, ogni ministro viene considerato “sovrano” nel suo ambito, giacché ne costituisce un’emanazione della suprema e assoluta autorità regale.
Per limitare l’autonomia dei suoi ministri e rendere ben chiaro che essi sono strumento del suo potere, Luigi XIV sceglie uomini di preferenza tra le file della borghesia e della piccola nobiltà. Ma l’assolutismo del re si vede anche nel suo impegno ad accentrare e verticalizzare l’amministrazione dello Stato in Francia. Secondo la sua filosofia, il re è il centro pensante e dirigente che addirittura arriva a paragonarsi al sole. Come la stella che dà luce e moto a tutti i pianeti, così il sovrano è centrale nel buon funzionamento dello Stato. Da qui nasce anche la figura del Re Sole (in francese, le Roi Soleil). Il monarca è per tutti i sudditi la fonte prima e unica del potere, detta in maniera autonoma la sua volontà ai ministri e ai loro satelliti, perché li assimila ai pianeti che ruotano intorno al sole.
L’espressione “L’état c’est moi” cuore del pensiero assolutista di Luigi XIV
Volendo comprendere meglio l’assolutismo di Luigi XIV dobbiamo riprendere la sua celebre espressione: “l’état c’est moi” che significa “lo Stato sono io”. Infatti, l’espressione attribuita al re di Francia, successivamente viene assunta per esprimere l’idea di assolutismo monarchico. Sembra che sia una frase che Luigi XIV in persona pronuncia il 13 aprile 1655, quando, entrando in tenuta da caccia nel parlamento di Parigi, intima la sospensione della discussione in corso sugli édits bursaux. cioè i decreti della corona che servono a istituire nuove contribuzioni straordinarie.
Un fattore importante che lo porta ad assumere un potere assoluto è l’educazione ricevuta. Infatti, il futuro Re Sole riceve un’educazione che si basa in particolare sulla lettura di testi che spiegano al giovane monarca che il potere di un sovrano deriva da Dio. Inoltre, riceve lezioni pratiche dal Mazzarino, suo maestro nell’ambito dell’arte di governare.
Una volta divenuto re, Luigi XIV trascorre i suoi primi anni spostandosi tra Parigi e le altre residenze reali, fino a trasferirsi definitivamente a Versailles. Proprio qui il Re Sole ospita ben diecimila persone: suoi ministri, funzionari, cortigiani e il personale di servizio. La vita a Versailles ruota attorno alla persona di Luigi, e la sua giornata è scandita da quando si alzava a quando va a dormire. Una esistenza che arriva ad assumere il carattere di una rappresentazione teatrale.
C’è da dire che inizialmente, in Francia nessuno si aspetta che Luigi XIV prendesse tanto seriamente le faccende politiche. Invece lo fa, sorprendendo tutti al punto che scrive di suo pugno di aver posato lo sguardo sulle diverse faccende di Stato. Non si tratta certamente di uno sguardo indifferente, ma dello sguardo di un sovrano. Ciò che è ben chiaro, studiando il pensiero del sovrano, è che l’assolutismo di Luigi XIV mostra lo sforzo del re di dettare regole valide per tutti. Il suo scopo è principalmente quello di imporre ordine e uniformità nei comportamenti, come nei gusti e perfino nelle idee dei suoi sudditi.
Ma è chiaro anche come a questa tendenza non può sottrarsi niente e nessuno. Per il sovrano, anche la religione ha una sua importanza cruciale. Infatti, è attraverso la fede che cerca ulteriori modi per garantirsi l’obbedienza del popolo, e lo fa attraverso la compenetrazione tra potere civile e quello religioso. Ma c’è sempre uno scopo di governo e di gestione del potere.
Assolutismo del Re Sole in tempo di guerra
L’assolutismo di Luigi XIV mostra che è nella coesione interna della Francia, che il sovrano trova la sua prosperità e il rafforzamento del suo regno. Queste furono le premesse necessarie per mettere in atto il disegno egemonico del re. Un piano che ha come suoi principali strumenti la diplomazia e la guerra. Infatti, sotto Luigi XIV sono spese ingenti somme per assicurare alla Francia alleanze stabili con i principi tedeschi, baltici e con Carlo II d’Inghilterra. Vero è che assai più massicce sono soprattutto le spese militari negli anni di guerra e per la riorganizzazione del suo esercito. Ma tutto questo è sempre funzionale al mantenimento del potere accentrato nella sola persona di Luigi XIV.
Riassunto: l’assolutismo monarchico di Luigi XIV
Alla morte di Luigi XIII nel 1643, il giovane Luigi XIV, sotto la reggenza della madre, eredita un regno già orientato verso l’assolutismo grazie alle riforme del cardinale Richelieu. Quest’ultimo aveva centralizzato il potere, sottomettendo la nobiltà e gli ugonotti, e istituendo gli intendenti per controllare le province. Prendendo le redini del governo nel 1661, Luigi XIV consolida il potere assoluto. Elimina la figura del primo ministro, concentrando nelle sue mani ogni decisione. Si autoproclama il “Re Sole”, centro di ogni potere, e trasferisce la corte a Versailles, trasformandola in un simbolo del suo dominio.
L’ideologia dell’assolutismo si basa sul concetto del “diritto divino dei re”: Luigi XIV sostiene che il suo potere deriva direttamente da Dio e che lo Stato è la sua massima espressione (“L’État, c’est moi”). Questa ideologia, unita a un’accurata propaganda e a un rigido cerimoniale di corte, rafforza il suo prestigio e l’obbedienza dei sudditi. Per mantenere il potere, Luigi XIV adotta una politica interna ed esterna rigorosa:
- Internamente: centralizza l’amministrazione, controlla la Chiesa, reprime ogni dissenso e impone una rigida etichetta di corte.
- Esternamente: intraprende numerose guerre per espandere i confini francesi e affermare la sua egemonia in Europa.
L’eredità di Luigi XIV è complessa: da un lato, ha rafforzato la Francia e lasciato un’impronta indelebile nella storia, dall’altro, egli instaura un regime autoritario che limita le libertà individuali e genera tensioni sociali che contribuiscono alle rivoluzioni future. In sintesi, Luigi XIV, grazie ad un contesto storico favorevole e ad una forte personalità, riesce ad instaurare una monarchia assoluta in Francia, dove il re detiene un potere illimitato e controlla ogni aspetto della vita dello Stato.
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- P. Mansel, Il re del mondo. La vita di Luigi XIV, Mondadori, Milano, 2022.
- G. Mongrédien, Luigi XIV, Res Gestae, 2023.
- G. Gerosa, Il re Sole. Vita privata e pubblica di Luigi XIV, Mondadori, Milano, 1998.