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Con il termine tedesco Anschluss, che significa letteralmente “collegamento”, si intende l’annessione dell’Austria alla Germania nazista avvenuta il 12 marzo 1938 come attuazione della politica espansionistica di Adolf Hitler che mira alla creazione della “Grande Germania”.
La svolta autoritaria in Austria e la morte del cancelliere Engelbert Dollfuss
Il 12 febbraio 1934 il cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss mette fine al parlamentarismo del proprio paese instaurando un governo autoritario di matrice fascista nel quale il Fronte Patriottico viene dichiarato unico partito legale. Nonostante la comune matrice totalitaria e antisocialista Dollfuss manifesta una forte avversione verso il regime nazista di Hitler di cui respinge le insistenti pretese annessionistiche. Per preparare l’Anschluss, infatti, Hitler ha dato il via all’organizzazione di una formazione paramilitare pangermanica attiva nel paese che prende ordini direttamente dall’Ispettorato regionale nazista per l’Austria con sede a Monaco di Baviera.
La tensione tra le forze dell’ordine austriache e le milizie nazionalsocialiste aumenta vertiginosamente sfociando spesso in scontri armati nelle strade. La mattina del 25 luglio 1934 una squadra delle Standard 89 (l’Organizzazione militare clandestina delle SS a Vienna) assalta il palazzo della Cancelleria. Durante il putsch Dollfuss viene ferito gravemente e lasciato agonizzare fino al decesso.
A quel punto il Presidente della Repubblica austriaco Wilhelm Miklas nomina come sostituto di Dollfuss Kurt Alois von Schuschnigg che, dopo aver accusato Hitler di essere direttamente coinvolto nel tentato colpo di Stato, chiede aiuto militare all’Italia fascista, in ottemperanza dei Protocolli di Roma firmati il 17 marzo. Da Roma Benito Mussolini ordina la concentrazione di quattro divisioni al confine italo-austriaco del Brennero, manifestando, in tal modo, l’intenzione di intervenire militarmente in soccorso dell’Austria nel caso di un’invasione tedesca.
Preso alla sprovvista dall’ostilità del duce del fascismo Hitler è costretto a rinviare il suo desiderio di unire la Germania con la propria terra di origine e a fare buon viso a cattivo gioco dichiarandosi estraneo ai fatti e condannando pubblicamente l’attentato a Dollfuss.
Verso l’Anschluss
Il 5 novembre del 1937, nel corso di una conferenza tenuta con gli uomini della sua cerchia ristretta, il Fuhrer annuncia che presto incomincerà l’espansione territoriale della Germania verso il proprio spazio vitale:
“La nazione tedesca comprende ottantacinque milioni di individui che, per il loro numero e la loro posizione geografica, costituiscono un blocco nazionale omogeneo, tale da non trovare riscontro in nessun altro paese. Tale riconoscimento implica che è giusta la richiesta di uno spazio vitale più ampio di quello di ogni altra Nazione. Il futuro del popolo tedesco dipende dal bisogno di spazio vitale. Non si tratta di conquistare un popolo, ma di conquistare uno spazio adatto a essere sfruttato per l’agricoltura; ancor meglio, di procurarsi materie prime annettendo direttamente al Reich i territori che ne sono ricchi in Europa”.
Hitler intende iniziare l’espansione annettendo i Sudeti tuttavia gli eventi modificano alcune scelte. Nella sua visita in Germania Mussolini lascia intendere all’alleato la sua volontà di disimpegnarsi dalla questione austriaca. L’operazione Anschluss, a questo punto, può essere messa in moto e all’inizio del febbraio 1938 Hitler convoca il cancelliere austriaco Kurt Alois von Schuschnigg nella sua residenza a Berchtesgaden, in Baviera, per un regolamento dei rapporti tra i due paesi.
L’incontro avviene il 12 febbraio. Il Fuhrer mette Schuschnigg con le spalle al muro imponendogli un vero e proprio ultimatum, con scadenza fissata entro quattro giorni, che prevede:
- l’affidamento agli esponenti filo-nazisti Edmund Gleise von Horstenau, Hans Fischböck e Arthur Seyss-Inquart dei Ministeri della Guerra, delle Finanze e degli Affari Interni;
- la collaborazione militare tra gli eserciti dei due paesi;
- la ricostituzione del Partito Nazista Austriaco.
Schuschnigg rientra a Vienna distrutto moralmente e con il benestare del presidente Miklas esegue alla lettera il Diktat imposto dal dittatore tedesco il quale qualche giorno dopo, in un discorso tenuto al Reichstag, proclama che la sorte dei popoli di lingua tedesca è strettamente legata a quella della loro madrepatria con la quale hanno la necessità di ricongiungersi.
L’Anschluss del 1938: l’annessione dell’Austria alla Germania nazista
Vista la situazione disperata il cancelliere austriaco tenta un’ultima mossa a sorpresa annunciando un plebiscito nazionale per il 13 marzo per consentire al popolo austriaco di esprimersi in merito all’indipendenza del proprio paese. Hitler, furioso per questo sgambetto fatto dal cancelliere, da ordine ai suoi di prepararsi all’intervento militare, già studiato e preparato al quale è stato dato il nome in codice Operation Otto. Sotto la minaccia dell’occupazione militare Schuschnigg è costretto prima a revocare il referendum e a poi rassegnare le dimissioni.
Venerdì 11 marzo Seyss-Inquart viene nominato cancelliere e quello stesso giorno l’esercito tedesco entra in Austria, ufficialmente per porre fine ai disordini nel Paese. Alla fine della giornata il Terzo Reich proclama l’annessione dell’Austria alla Germania e il 14 marzo Hitler fa il suo ingresso trionfale a Vienna accolto dall’entusiasmo della popolazione.
Per informare Mussolini sull’evento del quale ha appreso notizia solo a cose fatte, il dittatore tedesco invia una lettera nella quale illustra brevemente i motivi che lo hanno portato all’azione. Il documento si conclude con delle rassicurazioni in merito ai rapporti di amicizia che rimangono immutati tra Germania e Italia:
“Una cosa ora io desidero assicurare a lei Eccellenza: non si scorga in questo atto altro che un atto di legittima difesa nazionale e quindi un’azione che ogni uomo di carattere al mio posto compirebbe nel medesimo modo; in un’ora critica per l’Italia io le ho dimostrato la fermezza delle mie disposizioni interiori; qualunque possa essere la conseguenza dei prossimi avvenimenti io ho tracciato una netta frontiera tedesca verso l’Italia, è il Brennero”.
Con l’obiettivo di dare una parvenza di legalità all’Anschluss si decide di indire un plebiscito per il 10 aprile nel quale il popolo è chiamato alle urne per esprimersi in maniera positiva o negativa sull’unione dell’Austria alla Germania. Nei giorni che precedono il voto, in molte città austriache intervengono pubblicamente numerosi alti funzionari del Terzo Reich e la propaganda si fa sentire in ogni momento della vita quotidiana dei cittadini.
Striscioni, bandiere, manifesti con slogan e con la svastica invadono le città sui tram, sui muri e sulle vetrine dei negozi; basti pensare che soltanto a Vienna sono affissi circa duecento mila ritratti del Führer nei luoghi pubblici. Anche sulla corrispondenza compare l’annullo postale “Il 10 aprile il tuo sì al Führer“e sulla scheda elettorale che recita il quesito “Sei d’accordo con la riunificazione dell’Austria con il Reich tedesco avvenuta il 13 marzo 1938 e voti per la lista del nostro Führer Adolf Hitler?” emerge chiaramente l’anomala differenza di dimensione tra le due caselle destinate alla risposta dei votanti.
La sera del 10 aprile sono resi noti i risultati del plebiscito. Secondo i dati ufficiali in Austria il “sì” vince con il 99,73% dei voti, mentre il “no” ottiene solo lo 0,27%. A partire da questo momento, l’Austria cessa ufficialmente di esistere e viene annessa alla Germania, di cui diviene una provincia, prendendo il nome di Ostmark.
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- Ennio Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali 1919-1999, Laterza, 2000.