CONTENUTO
Verso gli accordi di Plombières
L’azione diplomatica di Camillo Benso conte di Cavour procede costantemente verso un accordo con la Francia, anche perché il Primo ministro intuisce che Napoleone III è molto interessato a divenire il protagonista di un cambiamento di equilibri nella penisola italiana. Inoltre l’imperatore francese ha ambizioni egemoniche ed è desideroso di riprendere la politica italiana del primo Napoleone, ma al tempo stesso teme il dilagare di agitazioni mazziniane e democratiche.
Con il Congresso di Parigi (aprile 1856), successivo alla guerra in Crimea, Cavour riesce a rendere il problema dell’unità d’Italia una questione europea. Inoltre l’intesa franco-piemontese aumenta progressivamente e Cavour trae la convinzione che, per eliminare la presenza austriaca dall’Italia, bisogna assicurarsi necessariamente l’appoggio della Francia, l’unica potenza interessata a modificare le disposizioni sancite dal Congresso di Vienna (1814-1815).
La convergenza tra i due stati viene favorita anche dalla combinazione del matrimonio tra Maria Clotilde, figlia di Vittorio Emanuele II e il principe Girolamo, cugino di Napoleone III. Al matrimonio si accompagna anche la stipulazione dell’alleanza tra la Francia e il Piemonte in vista di una guerra contro il nemico comune: l’Austria.
Il 4 gennaio 1858 a Parigi, Felice Orsini, un repubblicano e patriota italiano che aveva ricoperto incarichi di rilievo nel 1849 a Roma, attenta alla vita dell’imperatore, poiché lo vede come traditore della Repubblica francese e ispiratore di una politica antidemocratica in Italia. Lancia tre bombe contro la sua carrozza e provoca molte vittime e ferititi tra la folla senza però ferire il sovrano e di conseguenza fallisce miseramente l’obiettivo.
Orsini viene subito arrestato insieme ai suoi complici e condannato a morte. Nonostante avesse agito in modo indipendente e di propria iniziativa, il suo gesto getta discredito sul movimento mazziniano e repubblicano e fornisce la possibilità a Cavour di ribadire l’urgenza di una soluzione al problema italiano.
La situazione si volge a favore di Cavour anche perché lo stesso Orsini, prima di salire sul patibolo, si dichiara pentito per le conseguenze del suo gesto e scrive due lettere all’imperatore francese, supplicandolo di far propria la causa del movimento nazionale italiano.
Napoleone III è già convinto della necessità di un’iniziativa francese in Italia che metta fine all’egemonia austriaca, eliminando al tempo stesso un possibile e pericoloso focolaio di insurrezione. In realtà, almeno inizialmente, l’attentato sembra compromettere l’interesse del sovrano francese per la causa italiana, ma il solito Cavour riesce abilmente a volgere a proprio vantaggio l’accaduto, convincendo Napoleone III che l’episodio è la dimostrazione della grave situazione italiana e che quest’ultima sarebbe potuta degenerare fino all’esplosione di una rivoluzione democratica e repubblicana.
Gli Accordi di Plombières del 1858
L’11 luglio 1858 Cavour lascia Torino facendo annunciare di essere diretto in vacanza in Svizzera. Solo il re Vittorio Emanuele II e il generale Alfonso La Marmora sono al corrente della destinazione finale: Plombières, dove il Presidente del Consiglio piemontese giunge la sera del 20 luglio. Non essendoci alcuna testimonianza di Napoleone III, l’incontro ha come unica fonte storica Cavour. La sola versione corrisponde, alla lettera che Cavour scrive, già sulla strada di casa, a Vittorio Emanuele.
L’incontro fra Cavour e Napoleone III si svolge segretamente a Plombières, in Francia, il 21 luglio 1858. Un primo colloquio dura circa quattro ore fra le 11 del mattino le 15 del pomeriggio; e un secondo colloquio dalle 16 fino quasi alle 20, durante una solitaria passeggiata in carrozza nei dintorni di centro.
I due uomini di Stato Cavour e Napoleone III si incontrano ed elaborano le condizioni per un’alleanza militare tra Piemonte e Francia in funzione antiaustriaca. Gli accordi si possono sintetizzare nei seguenti punti:
- la Francia sarebbe intervenuta con il proprio esercito a fianco del Regno di Sardegna solamente se fosse stata l’Austria a dichiarare guerra;
- il Regno di Sardegna, una volta conseguita la vittoria, avrebbe ceduto Nizza e la Savoia alla Francia;
- in Italia si sarebbe dovuta formare una confederazione di Stati costituita da: un Regno dell’Alta Italia (comprendente oltre al Piemonte, il Lombardo-Veneto, i ducati di Parma e di Modena, sotto la guida dei Savoia); un Regno dell’Italia Centrale (comprendente il Gran ducato di Toscana, l’Umbria e le Marche, governato da un cugino di Napoleone III, Girolamo Bonaparte); uno Stato nel Meridione (corrispondente con il Regno delle due Sicilie, liberato dalla dinastia borbonica e sul cui trono l’imperatore francese spera di collocare il figlio di Gioacchino Murat, Luciano). Al papa che avrebbe confermato la sovranità su Roma e sul Lazio, sarebbe stata offerta la presidenza onoraria della futura Confederazione Italiana.
Per quanto riguarda l’atteggiamento che prendono le altre potenze internazionali, Napoleone sostiene che Francia e Piemonte possono contare sulla neutralità dell’Inghilterra, sull’ostilità tra Prussia e Austria, e sull’assicurazione da parte dello zar di Russia che non intralcerà i piani francesi riguardanti l’Italia.
I due interlocutori affrontano anche la questione sui mezzi da utilizzare per sostenere e affrontare la guerra, Napoleone, essendo molto ambizioso, ritiene che sia necessaria una grande quantità di uomini, circa 300.000, di cui 200.000 francesi e 100.000 italiani.
La sera, verso le 20, il colloquio tra Napoleone III e Cavour si conclude con una stretta di mano e con la frase di Napoleone III: «Abbiate fiducia in me, come io ho fiducia in voi». I piani per la guerra contro l’Austria sono stabiliti.
Cavour trascorre la notte del 20 luglio a Plombières. Il giorno seguente parte per Strasburgo e da li si sposta a Baden-Baden da dove spedisce una relazione dettagliata al suo sovrano Vittorio Emanuele II di Savoia relativa all’incontro avuto con l’imperatore. A fine luglio rientra a Torino, passando per Basilea, Zurigo e Ginevra.
Dietro questo programma, però, si celano due diversi disegni. Napoleone III intende sostituire all’egemonia austriaca sull’Italia quella francese e di conseguenza mira a porre l’intera Penisola sotto il suo controllo, e più in generale mira a realizzare un nuovo assetto dell’Europa, fondato sull’egemonia francese.
Proprio per questo tende a far leva sulle aspirazioni di indipendenza e di libertà dei popoli sottomessi, primo fra tutti quello italiano il quale garantisce il proprio appoggio. Cavour invece si propone obiettivi più realistici e immediati. Vuole allontanare gli Austriaci dall’Italia. Questa è la sua priorità assoluta e conta sulla forza d’attrazione del Piemonte nei confronti degli altri stati italiani. Mentre il problema del nuovo assetto politico dell’Italia, o la questione dell’unità d’Italia sono per il Primo ministro di secondaria importanza.
Il Trattato sardo-francese del 1859
Il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele II, rivolgendo al Parlamento un solenne discorso, preparato insieme allo stesso Cavour, tra le acclamazioni dei deputati e forte della credibilità internazionale, afferma: «Il nostro paese, piccolo per territorio, acquistò credito nei Consigli d’Europa perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi!».
Il riferimento implicito è rivolto al Lombardo-Veneto – facente parte dell’Impero d’Austria – nel quale andava crescendo l’agitazione dell’opinione pubblica patriottica. Infatti queste parole vengono percepite dall’Austria come una dichiarazione di aperta ostilità.
In questo modo ottenuto il placet dello zar russo, garantita la neutralità della Prussia, e raggiunta l’intesa con la Francia a Cavour non resta che far firmare ufficialmente le clausole del trattato che segnano l’alleanza tra la Francia e il Regno di Sardegna. Il trattato viene firmato da Vittorio Emanuele II il 24 gennaio 1859 e da Napoleone III due giorni dopo.
Gli articoli riportano infatti ciò che era stato deciso negli accordi di Plombières. Ad esempio:
- l’intervento delle truppe francesi a sostegno del Piemonte in caso di aggressione da parte dell’Austria;
- la liberazione dell’Italia dall’occupazione austriaca;
- la divisione dell’intero territorio italiano in una confederazione di Stati;
- la conservazione della religione cattolica e il riconoscimento della sovranità del papa;
- le spese di guerra vengono finanziate dal Regno dell’Alta Italia;
- le forze impiegate sono di 300 mila uomini: 200 mila francesi e 100 mila italiani e il comando supremo delle operazioni viene assunto da Napoleone III in persona.
L’obiettivo principale di Cavour è dunque quello di riuscire a provocare l’Austria, perché solo in caso di aggressione da parte della potenza asburgica viene garantito l’intervento della Francia. Egli riuscirà nel suo intento respingendo l’ultimatum di Vienna del 23 aprile 1859.
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- P. Ottone, Cavour. Storia pubblica e privata di un politico spregiudicato. Longanesi, 2011.
- U. Levra, Cavour, l’Italia e l’Europa. Il Mulino 2011.