Il 20 febbraio 1958 viene promulgata la legge Merlin, dal nome della promotrice nonché prima firmataria della norma, la senatrice Lina Merlin. Viene abolita la regolamentazione statale della prostituzione e si dispongono sanzioni nei confronti dello sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione. SCOPRI LA SEZIONE APPROFONDIMENTI
La carriera politica
Lina Merlin fu eletta all’Assemblea Costituente nelle file del partito socialista italiano. I suoi interventi nel dibattito costituzionale, quale membro della Commissione dei 75 risulteranno determinanti per la tutela dei diritti delle donne nella Carta Costituzionale. A lei si devono infatti le parole dell’articolo 3: “Tutti i cittadini…sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso“, con le quali veniva posta la base giuridica per il raggiungimento della piena parità di diritti tra uomo e donna, obiettivo principale della sua attività politica. La Merlin fu anche la prima donna eletta al Senato della Repubblica.
La legge Merlin
Questo provvedimento legislativo fu il principale dell’attività politica della parlamentare socialista. La senatrice Merlin intese seguire l’esempio dell’attivista francese ed ex prostituta Marthe Richard. Sotto la sua spinta, nel 1946 erano state chiuse le case di tolleranza in Francia. Riprese anche i principi della Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con risoluzione 317 (IV) del 2 dicembre 1949. La Convenzione in Italia entrò in vigore il 25 luglio 1951 e resa esecutiva con legge 23 settembre 1966 n. 1173.
Un primo disegno di legge fu presentato in Senato nell’agosto 1948. Divenne legge, dopo un lunghissimo iter parlamentare, il 20 febbraio 1958. La legge, nel termine di sei mesi dall’entrata in vigore della stessa, stabiliva:
- la chiusura delle case di tolleranza
- l’abolizione della regolamentazione statale della prostituzione in Italia
- l’introduzione di una serie di reati e sanzioni intesi a contrastare lo sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione.
La legge, proibendo l’attività delle “case da prostituzione”, puniva in particolar modo “chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui”. La norma prescriveva anche la costituzione di un Corpo di polizia femminile, che doveva occuparsi della prevenzione e della repressione dei reati contro il buon costume (sanzionati anche dalla stessa legge Merlin come “libertinaggio”).