Il 19 novembre 1985 Ronald Reagan e Michail Gorbačëv si incontrano per la prima volta a Ginevra, in Svizzera. L’incontro, sebbene non porti a nessun accordo, permette ai due leader di iniziare a discutere della riduzione degli armamenti e di distendere le relazioni diplomatiche tra le due superpotenze.
Il Vertice di Ginevra, 19-21 novembre 1985
Quello nella cittadina svizzera è il primo incontro tra il presidente statunitense Ronald Reagan e il neo-segretario del PCUS Michail Gorbačëv. Nonostante siano passati solo due anni da quando Reagan ha definito l’Unione Sovietica “Impero del Male“, a Ginevra entrambi sembrano voler distendere i rapporti tra le due superpotenze. In particolare, Michail Gorbačëv ha bisogno di frenare la corsa agli armamenti in quanto vuole investire maggiore risorse finanziarie nel suo progetto di riforma dell’economia e della società sovietica e ciò è possibile solamente se si normalizzano le relazioni con gli Stati Uniti.
A Ginevra, i due si intrattengono in lunghe conversazioni che permettono ad entrambi di conoscersi l’un l’altro, instaurando così un sincero dialogo e una fiducia reciproca.
Il tema caldo del vertice di Ginevra sono gli euromissili, schierati solamente un anno prima sul suolo europeo, e la graduale riduzione degli armamenti nucleari delle due superpotenze.
La crisi degli euromissili nasce in un contesto nel quale l’Europa occidentale e gli Stati Uniti di Carter devono capire come rispondere agli schieramenti di nuovi missili sovietici, in particolare i nuovi SS20. Questi ultimi vanno a sostituire i vecchi modelli SS4 e SS5 – quelli schierati in occasione della crisi dei missili di Cuba – in un processo di modernizzazione dell’armamentario nucleare. Di questo processo sono comunque parte anche gli Stati Uniti che, a partire dal 1977, iniziano a dibattere – all’interno della NATO – di rinnovare le armi in dotazione all’alleanza. È in questo contesto che prende piede la “Warfighting School” – una linea strategica che dimostri che gli Stati Uniti sono davvero pronti a fare la guerra ma solamente con il fine di scoraggiare la controparte sovietica ad attaccare – e la bomba al neutrone (ERW Enhanched Radiation Weapon), immediatamente contestata dai movimenti pacifisti. Il cancelliere della Repubblica Federale Tedesca Schimdt, però, in un famoso discorso a Londra nel 1977, mette in luce la questione che nei trattati SALT sulla riduzione degli armamenti non debbano rientrare solamente i missili balistici ma anche le armi minori, in quanto se così non fosse si creerebbe uno squilibrio e l’Europa occidentale potrebbe venire colpita dall’URSS. È con questo discorso che, generalmente, inizia la crisi degli Euromissili, alla quale Francia, Regno Unito, Germania federale e Stati Uniti, con il vertice di Guadalupa nel gennaio 1979, rispondono con una duplice strategia (double-track decision), poi approvata anche dalla NATO: trattare con i sovietici per la rimozione dei loro missili e contemporaneamente predisporre l’installazione dei nuovi missili Pershing II e Cruise qualora questa trattativa si concluda in un buco nell’acqua. Gli stati europei che si dichiarano disponibili ad accettare l’installazione di queste nuove armi sul proprio territorio sono: Germania federale, Regno Unito, Italia (a Comiso, in Sicilia), Belgio e Olanda. La crisi degli euromissili, pertanto, finisce per inasprire nuovamente il rapporto tra Stati Uniti ed Unione Sovietica e a riacutizzare il clima della guerra fredda.
Reagan e Gorbačëv a Ginevra iniziano quindi a trattare anche della questione degli euromissili e a tentare di distendere nuovamente le relazioni diplomatiche. Sebbene nessun accordo viene firmato a Ginevra, l’incontro permette ai due leader di gettare le basi per i loro futuri incontri, come quello di Reykjavík l’anno successivo – dove il dialogo tra i due si bloccherà sull’Iniziativa di Difesa Strategica voluta da Reagan – e quello di Washington nel 1987 dove entrambi firmeranno il Trattato INF, ponendo così fine alla questione degli euromissili.
Al termine del vertice di Ginevra, in una nota congiunta del 21 novembre, Reagan e Gorbačëv riconoscono che
ogni conflitto tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti potrebbe avere conseguenze catastrofiche, entrambi hanno sottolineato l’importanza del prevenire ogni guerra tra loro, nucleare o convenzionale che sia. Entrambi non cercheranno di raggiungere una superiorità militare [rispetto all’altro, ndt]