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Il 1 marzo 1979 la Corte Costituzionale emette le sentenze per il cosiddetto “scandalo Lockheed”. Alcuni politici italiani furono accusati di aver ricevuto tangenti per acquistare alcuni aerei da trasporto militari. Il caso arrivò a coinvolgere il presidente della Repubblica Giovanni Leone e l’ex presidente del Consiglio Mariano Rumor.
Lo scandalo Lockheed riguarda gravi casi di corruzione avvenuti in diversi Paesi negli anni Settanta, e in particolare Paesi Bassi, Germania Ovest, Giappone e Italia. L’azienda statunitense Lockheed ammise di aver pagato tangenti a politici e militari stranieri per vendere a Stati esteri i propri aerei militari.
La Commissione Church
Negli Stati Uniti, la Commissione Church aveva già raccolto nel 1975 prove di corruzione estera da parte di Lockheed e Northrop. La Lockheed inizialmente negò tutto, ma poi ammise nell’agosto 1975 di avere pagato, a partire dal 1970, circa 22 milioni di dollari a politici, funzionari, e partiti esteri. Le prime udienze alla Commissione Church iniziarono a settembre 1975, e furono resi pubblici i casi di corruzione di Indonesia, Filippine e Arabia Saudita. Nel febbraio del 1976, in sede di successive audizioni di esponenti della Lockheed vennero alla luce i casi di Giappone, Italia, Germania e Paesi Bassi.
L’acquisto degli Hercules C-130
In Italia lo scandalo riguardò la fornitura degli aerei da trasporto Hercules C-130 , ricevuti dall’Aeronautica Militare a partire dal 1972. Complesse procedure per l’acquisto degli Hercules iniziarono nel 1968, con la valutazione delle necessità dell’aeronautica militare. Il contratto con la Lockheed fu firmato il 18 giugno 1971, per un valore di circa 61 milioni di dollari, di cui 53 milioni per 14 C-130 Hercules, e il resto per varie parti di ricambio.
Esso prevedeva un anticipo alla Lockheed di circa il 30% del valore della commessa. Durante le trattative che portarono al contratto, dal 1968 al 1971 in Italia cambiarono 5 governi: il Governo Leone II, tre Governi Mariano Rumor (Governo Rumor I, II, III) e il Governo Colombo. Questi Governi erano monocolore DC o quadripartito DC-PSI-PSDI-PRI. I ministri della Difesa coinvolti nelle trattative e nel contratto furono Luigi Gui (per i primi tre governi) e Mario Tanassi (per gli ultimi due).
Lo scandalo Lockheed in Italia
All’inizio di febbraio 1976 lo scandalo Lockheed esplose sulla stampa italiana. La Procura di Roma, obbligata ad agire, aprì un’inchiesta giudiziaria che affidò al sostituto procuratore Ilario Martella. Lo scandalo vide coinvolti diversi alti funzionari dello Stato, tra cui il generale capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare Duilio Fanali e l’allora presidente della Finmeccanica, Camillo Crociani. Inoltre furono coinvolti dalle accuse gli ex ministri della Difesa Luigi Gui e Mario Tanassi e i due ex presidenti del Consiglio Mariano Rumor e Giovanni Leone .
Lo scandalo Lockheed: i personaggi chiave
Documenti emersi dall’azienda americana indicavano con due nomi in codice i personaggi chiave da avvicinare e corrompere per vendere gli Hercules all’Italia.
- Il primo è Antelope Cobbler,
- l’altro, meno noto alla stampa è Pun.
Secondo la decodificazione di Antelope Cobbler a detta della stessa Lockheed, si trattava del primo ministro del governo italiano, l’autorità politica che ha il potere necessario per la decisione finale sull’acquisto. Pun invece era la più alta autorità amministrativa-militare, che poteva permettere e supportare la scelta degli aerei fabbricati dalla Lockheed.
La Corte costituzionale stabilì successivamente, dalle testimonianze e dai documenti, che Antelope Cobbler fosse molto probabilmente Mariano Rumor, che però ha sempre negato. Pun era indubbiamente il capo dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, ossia Duilio Fanali.
La Commissione Parlamentare sullo scandalo Lockheed
Il 29 marzo 1976 l’istruttoria venne consegnata alla Commissione Parlamentare inquirente per i procedimenti d’accusa, sciolta poco tempo dopo in seguito alla fine della sesta legislatura. Il senatore democristiano Mino Martinazzoli presiedette la nuova commissione inquirente. Sulla messa in stato di accusa di Rumor i voti in commissione furono 10 contro 10.
In caso di parità prevale la posizione del presidente della commissione e Martinazzoli non senza imbarazzo fece pesare il suo voto di presidente, seguendo le direttive della DC. Luigi Gui venne invece messo in stato di accusa con 11 voti contro 9. Per Mario Tanassi i voti sono 18 per l’incriminazione e 2 contro. Per quanto riguarda i non parlamentari (il generale Fanali, il presidente di Finmeccanica Crociani, i fratelli Lefebvre, il segretario di Tanassi Bruno Palmiotti) la commissione all’unanimità concordò sulle prove certe della corruzione.
Il voto in Parlamento
A conclusione dei lavori della Commissione inquirente il Parlamento si riunì in seduta comune dal 3 all’11 marzo 1977 per dibattere e votare sulle conclusioni della Commissione. La votazione ebbe luogo il 10 marzo 1977 a scrutinio segreto. Luigi Gui venne rinviato alla Corte costituzionale con 487 voti contro 451 contrari. Per Mario Tanassi 513 per il rinvio, e 425 contrari. I non parlamentari Duilio Fanali, Bruno Palmiotti, Ovidio Lefèbvre D’Ovidio, Antonio Lefèbvre D’Ovidio, Camillo Crociani vennero rinviati a giudizio con 835 voti a favore e 63 contrari.
Lo scandalo Lockheed: il processo
Il processo, primo e unico nella storia della giustizia italiana, si svolge davanti alla Corte costituzionale. Essa in composizione integrata, in merito allo Scandalo Lockheed, condannò, per il reato di corruzione, Mario Tanassi, Duilio Fanali, Bruno Palmiotti, Ovidio Lefebvre d’Ovidio, Antonio Lefebvre d’Ovidio e Camillo Crociani, il quale riuscì ad evitare l’arresto fuggendo in Messico, al carcere ed al pagamento delle spese processuali. Assolto con formula piena Luigi Gui.
Le dimissioni del Presidente della Repubblica Leone
In Italia, nel 1978, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone fu travolto dallo scandalo Lockheed. Pochi mesi prima la Commissione Parlamentare inquirente riconobbe pienamente la sua estraneità con un voto ampiamente favorevole. Il 15 giugno 1978 su richiesta del PCI e probabilmente d’accordo con parti sostanziali della DC, Giovanni Leone rassegnò le dimissioni da presidente della Repubblica. Con le sue dimissioni l’ex presidente della Repubblica Leone, estraneo ai fatti, risulterà la vittima più famosa dello Scandalo Lockheed in Italia.
Nel 1998, a vent’anni di distanza da quelle vicende, Leone riceverà le pubbliche scuse degli esponenti radicali Marco Pannella ed Emma Bonino, che all’epoca dello scandalo Lockheed si distinsero nell’accusare Leone.
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